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Cristiano Lupatelli, 10 e lode

Tutti lo ricordano come “il portiere numero 10”, per via di una bizzarra scommessa con amici. Cristiano Lupatelli è stato però icona del Chievo dei Mussi Volanti, nonché Campione d’Italia con la Magica Roma di Fabio Capello.
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Cristiano Lupatelli - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Data e luogo di nascita: Perugia, 21 giugno 1978. Professione: portiere. Segni particolari: fisico imponente ma non esagerato per il ruolo (189 cm di altezza), testa pelata fin dalla giovane età, basettone pronunciato, pizzetto.

Numero: 10

Avete capito bene. Fa il portiere, ma indossa la 10.

Tutto merito di una chiacchierata, condita magari da qualche pinta di accompagnamento. Protagonisti: Cristiano Lupatelli e alcuni amici.

“Raga, secondo voi che numero di maglia prendo l’anno prossimo?”

“Ah Cristià, e che lo chiedi a noi? Che di calcio non ci capiamo un fico secco!”

“Ma siii, ditemi dai. Che numero prendo?”

“Prendi il 10 Cristiano. Il numero dei grandi campioni”

Aggiudicato. Non serve scomodare gli almanacchi delle statistiche per dire che è e sarà il numero 10 più arretrato della storia del calcio, a livello ovviamente di posizione in campo.

Un numero iconico che fa balzare il nome di Lupatelli agli onori della cronaca. Al resto penseranno le sue parate”

Subito Roma

La carriera di Cristiano Lupatelli, a guardarla ora, che da un pezzo ha appeso i guantoni al chiodo, risulta davvero piuttosto atipica.

I picchi infatti vengono toccati subito, quando l’estremo difensore perugino ha appena superato i 20 anni.

Dopo gli esordi tra i professionisti, con la maglia della Fidelis Andria, dolce mamma che lo ha cullato all’inizio della propria carriera, la “chiamata importante” per Cristiano arriva subito.

È quella della Roma, che ha mandato qualche osservatore a seguirlo in serie B. E quasi quasi la precarietà della fase difensiva della Fidelis, 18esima in classifica e retrocessa a fine anno, spesso esposta ai tiri avversari, finisce per esaltare le qualità del proprio portiere.

Tanto, almeno, da convincere gli osservatori venuti dalla Capitale a dire: ok prendiamolo.

A Trigoria Capello sta costruendo lo squadrone che presto stravolgerà le gerarchie del calcio. Cristiano giunge agli ordini del mister friulano per fare da vice al titolare.

Il primo anno, in particolare, al brizzolatissimo Michael Konsel. Portiere austriaco che si rivela meno affidabile di quanto il club giallorosso si auspicasse.

Lupatelli gioca, e bene, 4 partite quella stagione, in campionato. L’esordio è da brividi, nel derby della Capitale che la Roma perde contro la Lazio futura campione d’Italia (vantaggio illusorio di Montella, reti biancocelesti poi di Nedved e Veron). Poi contro l’Udinese, e infine contro Lecce e Bologna. In queste due partite riesce persino a mantenere il clean sheet, e forse è proprio qui che si guadagna la conferma per l’anno successivo, quando la Roma saluterà, senza troppi rimpianti, Konsel, per puntare tutto su Francesco Antonioli, prelevato dal Bologna.

Il primo azzurro

Le prestazioni in giallorosso gli valgono pure la chiamata della Nazionale Under 21. Quell’azzurro che prima, ai tempi della Fidelis Andria, non aveva forse mai nemmeno sfiorato. Ora diventa realtà.

Il ct Marco Tardelli lo convoca, infatti, per la partita di Trapani contro i pari età della Svezia. Il titolare lo fa Morgan De Sanctis, ma a un quarto d’ora dalla fine ecco l’occasione per Lupatelli, che continua brillantemente il lavoro del collega, tiene la porta inviolata e consente agli azzurrini di vincere 2-0 grazie alle reti di Simone Perrotta e Gionatha Spinesi.

Un mese dopo De Sanctis, nella lista dei convocati, non c’è, per la partita da giocare con la Spagna Under 21 a Terrassa. Tocca a Cristiano, dunque, fare il titolare. Il debutto, con la maglia dell’Italia, dal primo minuto.

Tardelli, tuttavia, schiera una squadra guidata sì dalla visione di Andrea Pirlo, ma piuttosto sperimentale, che non regge di fronte a una Spagna con tanti futuri campioni, come Xavi, Josè Mari, Marchena, Capdevila e, soprattutto, Iker Casillas, che con Lupatelli si batte i pugni prima del fischio d’inizio.

3 a 0 per la squadra di Inaki Saez. In quella che sarà anche l’ultima apparizione di Lupatelli in azzurro.

Lo scudetto più bello

Le gioie però continuano ad arrivare. Stavolta in maniera incommensurabile.

Come detto, Cristiano viene confermato nella rosa della Roma 2000/2001. La società stavolta fa le cose davvero per bene, e mette a disposizione di Capello una vera corazzata.

Una formazione rimasta cantilena da sapere a memoria, per qualsiasi tifoso giallorosso: Antonioli, Zebina, Samuel, Zago, Cafu, Tommasi, Emerson, Candela, Totti, Batistuta, Montella.

Al resto penserà proprio Capello, unico allenatore al mondo in grado di gestire: le pressioni di una piazza come Roma, da una parte; le bizze di un gruppo tecnicamente fortissimo, ma poco abituato a vincere, o comunque a lottare per i massimi obiettivi, dall’altra.

Sarà Scudetto, alla fine. Il più bello, forse, nella storia dell’AS Roma.

Un po’ perché arrivato in una serie A di livello davvero assoluto, dove anche in realtà come Parma giocano campioni internazionali come Buffon, Cannavaro e Thuram. Un po’ perché scucito dalle maglie dei cugini biancocelesti. Semplicemente indimenticabile.

Cristiano Lupatelli, anche da secondo portiere, la sua firma su quello Scudetto, ce la mette.

Gioca 8 partite di campionato, tra novembre e gennaio, complice un problema fisico del titolare Antonioli. A cui vanno aggiunte un andata e un ritorno in Coppa Uefa contro l’Amburgo, con zero gol subiti in entrambe le partite.

Finisce per vivere da protagonista assoluto alcuni dei momenti più significativi di quella stagione.

Come la rete strappalacrime con cui Gabriel Omar Batistuta castiga, all’Olimpico, quella che per anni è stata la sua Fiorentina.

Oppure il secondo derby di Roma della sua carriera, stavolta vinto dai giallorossi grazie a un autogol piuttosto goffo delle premiata ditta Alessandro Nesta/Paolo Negro.

O ancora come la sconfitta di San Siro contro il Milan, che a momenti mina le certezze di un gruppo, che invece quel campionato lo andrà a vincere con pieno merito, scolpendo nella plurimillenaria storia di Roma i nomi e cognomi di ognuno di quei ragazzi.

È vero, a gennaio Antonioli rientra e fa il titolare fino alla fine. Ma complice anche qualche incertezza del numero uno, per lunghi tratti della stagione all’Olimpico a molti farebbe tutt’altro che schifo vedere Lupatelli, in campo da titolare

Il 10 dei Mussi Volanti

Quasi con la consapevolezza di chi sa di aver già ottenuto il massimo ottenibile dalla propria vita professionale, Cristiano decide di sposare poi quella che, almeno inizialmente, pare la peggiore delle cause perse.

Finisce infatti al Chievoverona. Minuscola realtà di quartiere, finita non per caso in serie A, grazie alla competenza e alla visione del duo Campedelli-Sartori.

Al Chievo veste, come detto, la maglia numero 10.

Cosa strana, ma non insolita, per un club che, diversi anni dopo, darà parimenti la maglia numero 1 a un giocatore di movimento (il canadese Jonathan De Guzman).

Con la maglia dei Mussi, a dispetto dei favori del pronostico, scriverà invece una delle favole più belle del nostro calcio. Perché quei Mussi, guidati in panchina da Luigi Del Neri (altro friulano) impareranno a volare, e stupiranno l’Italia intera con un gioco fresco e spumeggiante, praticato da interpreti fino a quel momento semi-sconosciuti.

Lupatelli giocherà due anni all’ombra dell’Arena, conquistando uno splendido quinto posto la prima stagione, con annessa qualificazione alla Coppa Uefa, e una comunque onorevolissima settima piazza la seconda.

Soltanto un maledetto legamento crociato, saltato in aria nell’aprile 2003, lo costringerà a fermare la propria ascesa, con il forzato ritorno alla Roma, ma stavolta come terzo dietro a Ivan Pellizzoli e Carlo Zotti.

Memorabile, in maglia Chievo, la serata del 27 gennaio 2001. Quando il Chievo al Bentegodi, più che contro la Juventus, pare giocare una partita contro l’arbitro De Santis, che arbitra malissimo e assegna un rigore inesistente ai bianconeri.

Dal dischetto però anche un cecchino solitamente infallibile come Alessandro Del Piero dovrà arrendersi di fronte al guizzo (e alla rabbia) del portiere con la sua stessa numero 10.

Da Firenze in giù

L’ultima vera stagione da titolare Cristiano Lupatelli la gioca con la maglia della Fiorentina, nella stagione 2004-2005. Recuperato dall’infortunio al crociato, “sfrutta” un altro malanno, occorso al collega e inizialmente titolare designato Cristian Cejas, per giocare 30 partite con la Viola, tornata in A dopo alcune tormentatissime stagioni.

Da lì in poi sarà un continuo andirivieni, lungo tutto lo stivale, per vestire le maglie di squadre come Parma, Palermo, Cagliari, Bologna e Genoa. Quasi sempre per fare da “secondo” a portieri destinati ad alterne fortune: chi bene, come Frey e, almeno inizialmente, Federico Marchetti; chi così così come Agliardi e Viviano.

Un lungo piano inclinato, dopo i picchi iniziali. Fino al ritiro, annunciato il 31 maggio 2015, per passare a fare il preparatore dei portieri, per Fiorentina, Juventus e Perugia.

Ci ha regalato emozioni però la carriera di Cristiano Lupatelli. A cui, come voto, non possiamo che dare 10 E LODE.

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