Mirco Antenucci, lo strano percorso
Lo studio della psiche aiuta a comprendere l’approccio di un essere umano alle situazioni che la vita gli pone di fronte, per quanto positive o negative possano essere queste circostanze. Serve per conoscere e per conoscersi, per capire la differenza tra ciò che può farci stare bene o male, e perché questo accade.
Spiega come ricercare la propria felicità, non come raggiungerla. Quello spetta a ciascuno di noi, nel momento in cui viene messo alla prova dalla propria esistenza. Non dice quale sia la strada più giusta da prendere, non rivela la destinazione delle nostre scelte.
In tal senso la storia di Mirco Antenucci, di professione bomber, attaccante, va in netta controtendenza.
Lui, che la psicologia l’ha studiata, con tanto di laurea con tesi su “Sport e football management”, nel corso della propria carriera ha saputo scegliere le svolte giuste, per migliorarsi e per completarsi, sia come uomo che come calciatore. Uno strano percorso, il suo, che lo ha reso un essere umano, prima ancora che un centravanti con l’innato vizio del gol, apprezzato da tutti, allenatori, compagni e tifosi.
Un viaggio che è un capolavoro, e che continua ancora oggi, a quasi 40 anni, con ancora più maturità e consapevolezza degli inizi, date non solo dall’età anagrafica, ma anche e soprattutto dalla strada fatta in precedenza.
Salto nel buio
Tutto inizia nell’estate del 2005, quando Mirco decide di sposare, ancora, la causa del Giulianova. Il club che lo ha cresciuto, che lo ha fatto esordire, ma con il quale, ancora giovanissimo, non ha saputo imporsi, nemmeno nell’allora Girone B della Serie C1.
È reduce da un prestito, non troppo proficuo a dire la verità, all’Ancona. E tornare a Giulianova a molti potrebbe sembrare una scelta logica, forse anche quasi obbligata, vista la formula del precedente trasferimento.
La verità è ben diversa. La verità è che per scegliere un Giulianova in palese crisi economica quell’estate ci vuole coraggio. La verità è che la quasi totalità dei suoi colleghi chiamerebbe il proprio procuratore piagnucolando per dargli mandato di trovare un’altra soluzione, per quanto meno romantica, ma più sicura.
A Mirco però le sfide piacciono. E nelle pieghe dei problemi finanziari del club ha colto un’opportunità, di giocare e dire la sua. In effetti il Giulianova vende i due attaccanti titolari, Memmo e Califano, e mister Giorgini, quasi per mancanza di alternative, lo butta nella mischia. Venendo ripagato quasi subito in dividendi.
Tripletta già all’esordio, in Coppa Italia di Serie C, contro il Melfi, giusto per presentare il biglietto da visita. Poi, dopo tanti subentri dalla panchina, un gol pesante, che evita ai suoi la sconfitta contro il Pavia. Piano piano vengono fuori le qualità di questo giovane attaccante, bravo in tutti i settori del fronte offensivo, sia che si tratti di fare reparto da solo, sia di venire dietro a “legare il gioco”. Manca forse, per il momento, un po' di cattiveria sotto porta, di cinismo, forse anche di egoismo. Ma solo per il momento. La stoffa c’è, e, soprattutto, c’è la mentalità, non solita in un ragazzo di appena 21 anni.
L’anno successivo, sempre in giallorosso, arriva la prima di tante “doppie cifre” della sua carriera, utile non a salvare il club, ma quantomeno, anche se importa poco a uno come lui, legato ai colori della propria squadra, a farlo schizzare in alto nella giostra del calciomercato.
Un lungimirante Pietro Lo Monaco lo contatta per offrirgli, addirittura, un posto in Serie A, a Catania, con prestito iniziale in C1 a Venezia. Antenucci accetta, ritrovandosi di colpo, ora, proiettato nel calcio che davvero conta, e con la possibilità di giocarsi le proprie chance di sognare
Il benedetto United
21 agosto 2014. Parecchio tempo dopo quel passaggio all’ombra dell’Etna. Un frammento di vita che Mirco ha utilizzato per crescere e migliorarsi, grazie alla costante voglia di imparare e alla propria predisposizione allo studio.
Dopo l’esordio in Serie A, con Walter Zenga, a Catania, il 31 agosto 2008 contro il Genoa all’ex stadio Cibali, Antenucci ha ripreso il proprio itinere. Ma, soprattutto, ha cominciato a buttarla dentro davvero, stavolta pure con regolarità.
Prima di tutto ad Ascoli, stagione di Serie B 2009-2010. 24 le reti a referto al termine della stagione, secondo in classifica marcatori dietro al solo Eder dell’Empoli e a pari merito con grandi firme del campionato cadetto, come Caracciolo, Pinilla e Rolando Bianchi. Poi pure a Torino, dove, in coppia con lo stesso Bianchi, forma uno degli attacchi più temuti dalle difese della categoria.
A La Spezia si ferma a quota 6, vittima però di un progetto di squadra alquanto fallimentare e vessato dall’insofferenza di una piazza che vuole, legittimamente, sognare in grande.
Nel 2013 il passaggio a Terni. Una maglia, quella rossoverde, che sembra subito calzargli a pennello, un ambiente che ben si sposa con il suo temperamento. Un matrimonio che si rivelerà felicissimo, con mister Tesser che presto gli affida pure la fascia da capitano, e lui che ripaga l’amore della piazza con 19 gol in 40 partite.
L’estate successiva il nome di Antenucci torna a essere chiacchierato in sede di mercato. Il ragazzo ha in mano una golosa offerta del Bologna, per mirare con i suoi gol a tornare in Serie A. Ma anche in questo caso il ragazzo opera una svolta improvvisa, inattesa, sorprendente.
Sceglie la storia, la tradizione, la sfida, l’avventura: Leeds United. Serie B inglese.
Club da poco entrato nell’universo del presidente del Cagliari Cellino, nel tentativo di tornare all’antica gloria. Un guanto che pochi altri, probabilmente, avrebbero raccolto da terra. Ma Mirco sa che un anno in Inghilterra, un anno nel calcio inglese, valgono probabilmente come 3-4 stagioni in Serie B italiana. Intensità, passione, senso del dovere. Un modo di intendere il football che sente suo, e che perciò vuole vedere da più vicino.
Ad Elland Road l’inizio è in sordina, e di Antenucci si parla più per la folta barba che non per le prestazioni sul campo. Poi la prima rete, contro il Bournemouth, utile a rompere il ghiaccio. Ma soprattutto un’intesa che va via via sempre più affinandosi con il compagno di reparto, il mauritano Souleymane Doukara, pure lui ex Catania.
Per entrare nel cuore dei fans inglesi però c’è un solo modo: segnare ed essere decisivo in una di quelle partite che loro sentono particolarmente.
E a Leeds, con Manchester United e Chelsea troppo distanti, la sfida giusta è quella contro il Derby County. Una sfida che rimanda ad antichi tenzoni, come ai tempi di Brian Clough e Don Revie, quando i due club si spartivano la gloria del Regno.
Due gol in fotocopia, uno nel primo e uno nel secondo tempo. Risultato finale: 2-0 per gli Whites. E sugli spalti di Elland Road deflagra ufficialmente la Antenucci-mania, tanto da convincere sempre più tifosi, a recarsi allo stadio muniti della “barba di Mirco”.
Una nuova casa
A riportare in Italia Mirco, due anni dopo la traversata della Manica, è la Spal nel 2016. Un trasferimento che, in un primo momento, al giocatore dev’essere apparso non molto diverso dagli altri. Salvo poi scoprire, ben presto, di aver trovato a Ferrara di fatto una seconda casa.
Subito decisivo, il primo anno, per la promozione degli estensi con 20 gol. Quindi il ritorno al gol in Serie A, a 7 anni di distanza dall’ultima volta, in un derby di campionato contro il Bologna. In quella stessa stagione l’allenatore Semplici lo nomina pure capitano della squadra, che conduce alla salvezza mettendo insieme 11 reti, le ultime due messe a segno nel decisivo match finale contro la Sampdoria.
L’anno successivo arriva un'altra salvezza, un ulteriore piccolo miracolo per i biancazzurri.
Il 13 luglio 2019 una notizia scuote la terra di Ferrara. È ufficiale il trasferimento di Mirco Antenucci al Bari, in Serie C. Chiaro che qualcuno si poteva aspettare la cessione di un giocatore ormai 35enne, e la legittima ambizione degli estensi a rinnovare il proprio reparto offensivo. Pochi però si aspettavano un doppio passo indietro, e il ritorno nella terza serie italiana.
Anche qui, ha prevalso il cuore di Mirco, più che la testa. Bari è un’altra sfida da vincere, pane per i denti di chi magari, a quell’età, può forse anche legittimamente sentirsi appagato. Bari vuol dire rimettersi in discussione, in una squadra in cui ancor di più dev’essere d’esempio agli altri, non solo nel momento di gonfiare la rete.
Diventa subito chiaro a tutti che sia un attaccante illegale per la categoria. A fine campionato saranno ben 20 i suoi gol, capocannoniere dell’intera categoria. Non abbastanza da permettere al club pugliese di centrare l’ambita promozione.
Ci riprova l’anno successivo, diventando il miglior marcatore della storia del Bari in Serie C. E stavolta arriva anche il successo di squadra, con il primo posto nel girone che vale il ritorno in Serie B.
La squadra viene rinforzata, l’idea è quella di tentare il doppio salto e di tornare subito ai massimi livelli. Un traguardo sfumato al minuto 94 della finale playoff, davanti gli occhi attoniti deli 58 mila dello stadio San Nicola, nel vedere la spaccata vincente di Pavoletti mandare avanti il Cagliari invece dei galletti.
L'ultima svolta. O forse no ...
Conoscendo Mirco e la sua storia, a questo punto sarebbe lecito aspettarsi un altro colpo di scena. Che arriva, puntuale.
Il 13 luglio 2023 viene ufficializzato, a furor di popolo, il suo ritorno alla Spal. Dalla quasi Serie A di nuovo giù, in Serie C, per far ripartire un club che nel frattempo, persi con la retrocessione dell’anno precedente, i pezzi migliori, sta operando un profondo rinnovamento.
Lascia Bari da secondo miglior marcatore della storia biancorossa, a soli 9 gol dal grande Luigi Bretti. Torna a Ferrara per diventare, ben presto, il marcatore più anziano nella storia del club, battendo il precedente primato di Sergio Floccari, nonché il decimo bomber di tutti i tempi dell’onorevole storia spallina, segnando contro la Recanatese davanti agli occhi di Emanuele Cancellato, un altro presente in top 10.
La salvezza risicata della scorsa stagione non ha spento il fuoco di Mirco, deciso quest’anno a ripartire ancora, per riportare in alto i biancazzurri.
L’8 settembre compirà 40 anni. Chissà se ci sarà spazio per un altro imprevedibile colpo di scena. A rendere ancora più meraviglioso lo strano percorso che lo ha portato sin qui.
Racconto a cura di Fabio Megiorin