Salta al contenuto principale
TDP Originals

Igor Protti, gente di mare

Cos’hanno in comune Rimini, Livorno, Messina, Bari e Napoli? Il mare certo. E Igor Protti. Il leggendario bomber di provincia che quando sentiva sapore di sale non smetteva di segnare.
Image
Igor Protti - Illustrazione di Tacchetti di Provincia

Chiunque abbia avuto il privilegio di nascere in una città di mare lo sa: il legame viscerale che si crea con quello specchio d’acqua, infinito solo all’apparenza, ti entra dentro e non ti abbandona più.

Se ce l’hai a fianco, se senti il profumo di salsedine e il rumore delle onde, quasi non te ne accorgi: è normalità, è casa.

Se non ce l’hai, ti manca e lo vai a cercare. E pare che senza il mare la tua esistenza si complichi inevitabilmente. C’è un senso di vuoto, una mancanza di libertà. Come se ogni tuo pensiero non riuscisse a trovare la giusta via di sfogo.

Rimini, Livorno, Messina, Bari, Napoli.

Unico comune denominatore: il mare, ad accomunare queste città, all’apparenza così diverse.

Ma a ben guardare, c’è un altro filo sottile che le lega tra loro, ed è Igor Protti.

Per qualcuno è Lo Zar, per altri è Il Re.

La verità è che è tuttora uno dei più prolifici bomber nella storia della provincia italiana. Un uomo di mare.

Rimini, Rimini

Il percorso di Igor inizia a Rimini, la sua Rimini. Protti è un ragazzino a cui piace andare a vedere le partite di pallone (tifoso prima di tutto, dettaglio da non sottovalutare), e che sogna un giorno di ripetere le gesta dei propri beniamini.

Uno dei suoi idoli, ai tempi della Riviera Romagnola, è Giordano Cinquetti: un’ala veronese che ha saputo far sognare i tifosi da quelle parti, riportando il Rimini in serie B.

Igor, quando và allo stadio col papà, sogna di poter essere un giorno come lui. Chissà se si immagina che esordirà tra i professionisti, a soli 16 anni, entrando in campo proprio per sostituire quel Cinquetti che ammirava dagli spalti. Avviene in un Rimini-Spal di serie  C1, e a momenti Protti la butta pure subito dentro, ma un difensore gli nega la gioia del suo primo gol tra i pro. In realtà riesce solo a ritardare l’inevitabile, perché anche il mister Beppe Materazzi se ne accorge subito: questo ragazzo ha il gol nel sangue, e di gol ne farà davvero tanti.

Il primo assaggio di Livorno

Nel 1985 Igor Protti taglia in due lo stivale e passa al Livorno, in riva al Mar Tirreno.

Quando arriva, e lo farà in tutte le piazze in cui andrà a seminare il suo talento, cerca immediatamente di capire: cosa chiedono i tifosi alla squadra e a uno come lui?

A Livorno la risposta è piuttosto semplice: la Serie B, che i labronici non vedono più da oramai 15 anni.

Non ce la fa Igor a realizzare questo desiderio. In 3 anni si ritaglia il proprio spazio, segna anche i suoi gol. Ma non è ancora il momento. 

Protti però non è uomo da lasciare le cose a metà. E quando se ne va lo dice chiaro e tondo:

“Vado a continuare il mio percorso, vi auguro di trovare ciò che state cercando. Se così non fosse, tornerò e vi riporterò tutti dove meritate di stare”

Sullo Stretto con Beppe

La prossima tappa del viaggio è Messina. Un incrocio di due mari.

Qui Igor ritrova il suo mentore, Beppe Materazzi. Sono 3 anni importanti, dove il nome di Protti comincia a circolare tra gli addetti ai lavori.

In uno stadio Celeste colmo di passione, in un girone sud della serie C1 tra i più duri che il calcio ricordi, il Messina riesce a tornare in serie B. Igor la sua firma ce la mette eccome: 31 gol in tre anni.

È chiaro che il ragazzo merita un’altra categoria. Perché se è vero che nella polvere dei campi della serie C il suo talento e il suo fiuto del gol si esaltano, ora è arrivato il momento di vederlo all’opera nel calcio vero, quello che conta.

Arriva un’offerta che il Messina accetta, una di quelle che non si possono rifiutare se hai 25 anni, vuoi misurarti con la cadetteria e preferisci farlo in una piazza (ovviamente di mare) dove la passione dei tifosi sia elemento trascinante.

L’offerta risponde al nome di Bari, La Bari. 

La Bari

A Bari Igor riabbraccia il suo Mar Adriatico. Anche se parecchi chilometri più a sud rispetto a quello dove amava bagnare i piedi da ragazzino.

Ed è come se, riabbracciando il suo mare, qualche meccanismo del suo corpo riprenda a funzionare a pieno regime.

A Bari Igor vuole cimentarsi con la serie B, capire se è all’altezza di un campionato così impegnativo. Ma in realtà farà molto di più, nei suoi 4 meravigliosi anni di permanenza.

Al termine di una splendida cavalcata, sempre ovviamente con al timone l’ammiraglio Beppe Materazzi, i galletti centrano la promozione, che li riporta in serie A. Nella massima serie centreranno un ottimo 12esimo posto, che gli vale la salvezza. L’anno dopo la fortuna girerà loro le spalle, e riassaporeranno la retrocessione in B.

Nel frattempo però è accaduto qualcosa. Se prendete infatti un almanacco, noterete che il nome di Igor Protti figura in testa alla classifica marcatori della Serie A 1995/1996.

Ma davvero? Sì, tutto vero. Protti, il bomber retrocesso, ha segnato 24 gol. Solo Beppe Signori è riuscito a eguagliarlo, ma non a fare meglio di lui.

Tra questi 24 una prestazione monstre contro l’Inter, con tanto di doppietta, che convincerà Moratti a provare a portare all’ombra della Madonnina questo bomber di provincia, strappandolo dunque al suo amato mare: ma prima i nerazzurri devono cedere Zamorano, e l’operazione non riesce.

Così Igor, inevitabilmente, lascia quella Bari di cui è diventato Il Re incontrastato, con le lacrime agli occhi, e consapevole di non poter dire stavolta “tornerò”. Perché ha capito che la sua carriera sta inevitabilmente spiccando il volo.

La doppietta di Igor Protti contro l’Inter che fece innamorare Massimo Moratti

Lazio e Napoli: parentesi in chiaroscuro

Prossima fermata: Roma.

Ora, a Roma il mare tecnicamente c’è. Ma lo devi cercare, non lo vedi se ti affacci dal balcone di casa. È più in là, distante dall’Urbe.

A Roma, sponda Lazio, Protti non riesce a confermare l’annata di Bari. 7 gol per il capocannoniere in carica sono un bottino un po’ misero. Ma d’altronde in panchina non c’è il mentore Materazzi, ma Zdenek Zeman: uno che ha la sua idea di calcio, o ti adatti (e devi pure avere il pedigree per farne parte) o sei fuori.

I tifosi biancocelesti sognavano, con la coppia gol Signori-Protti. Ma se Beppe continua a far gol, Igor si inceppa. 

E il suo irrefrenabile bisogno di mare lo porta in un’altra piazza storica del proprio calcio: Napoli.

Ora, non è che a Napoli le cose vadano per il meglio. 

La squadra è una delle più brutte che il Vesuvio abbia mai visto nella propria storia. La retrocessione, sacrosanta e meritata, arriva puntuale, con un bottino di punti davvero misero.

Ma anche in cotanta tristezza per Protti c’è un motivo di soddisfazione, perché al San Paolo Igor veste la maglia numero 10. La maglia che, come lui stesso dice, “è stata Sua e sarà per sempre Sua, chiunque la indossi dopo” (e infatti il club partenopeo deciderà di ritirarla).

Dopo Napoli un ritorno a Roma per capire se la situazione è cambiata (ma così non è), un prestito a Reggio Emilia giusto per riprendere il feeling con il gol. Quindi l’approdo, il capolinea di tutta una carriera.

Il ritorno a Livorno.

Il ritorno dello Zar

Riassumere in poche righe la storia d’amore tra Igor Protti e Livorno non è per nulla semplice. Per una volta ci affidiamo ai meri fatti.

I primi due anni, in serie C, Protti vince tutte e due le volte la classifica cannonieri. Il primo anno, però il Como ferma i labronici a un passo dall’agognata  B . Nel 2001/02, 31 anni dopo, il Livorno torna finalmente in cadetteria. In quel campionato i gol di Igor sono addirittura 27, e anche qui c’è chi è riuscito solo a fare come lui (stavolta Christian Riganò).

Ma non finisce qui. Anche in serie B Protti non smette di segnare, e vince, per il terzo anno di fila, la classifica marcatori del proprio campionato di competenza. 

Ora ci siamo, l’Olimpo è raggiunto. Solo lui e Dario Tatanka Hübner sono riusciti, nella storia, ad essere re dei bomber in serie A, B e C. 

Non solo ha mantenuto la promessa con la gente di Livorno, a cui regala, dopo la B, addirittura il ritorno in serie A. Ma ha saputo lasciare il segno nella storia del gioco. Ora anche lui è uno di quei beniamini che da ragazzino guardava dagli spalti. 

Un video omaggio alla carriera di Igor Protti

Papà sognava di vederlo giocare in serie A, ma nel ’93 se n’è andato, un anno prima di poter vedere coronato il proprio sogno. Ma da lassù si sarà gustato le imprese di colui che, tutt’oggi, in riva al Tirreno, conoscono come Lo Zar.

Come finisce la storia? A Livorno arriva un certo Cristiano Lucarelli, col quale Protti crea una delle più formidabili coppie gol della storia. Igor si accorge che le sorti della squadra sono in buone mani, e decide di dire stop. Di fare altro.

Si destreggerà nel ruolo di dirigente e si cimenterà con il Beach Soccer. Quasi a suggellare quel rapporto viscerale con il mare: fedele, inseparabile, insostituibile compagno di vita.

Ti potrebbero interessare anche ...

Marco Osio, il sindaco va in Brasile

Il viaggio di Marco Osio, il "Sindaco di Parma". Primo e unico giocatore italiano della storia ad approdare e giocare nel Brasileirão.
5 minuti Leggi subito

Pablo Aimar, giocare divertendosi

Un antidivo, una leggenda indimenticabile. Pablo Aimar regalava gioia e stupore. Un diez cresciuto all’ombra di Maradona, un idolo per le generazioni successive, un monumento del calcio argentino.
11 minuti Leggi subito

Wigan 2013, L’incubo dello sceicco

L’epopea del Manchester City dello sceicco Mansur, oggi plurititolato con Guardiola in panchina, nel 2013 è stato messo in crisi dal piccolo Wigan di Roberto Martinez. Che per 3 giorni si è trovato, per la prima volta nella propria storia, in paradiso.
8 minuti Leggi subito