Villarreal, il volo del sottomarino
Vila-Real è un comune spagnolo situato nei sobborghi di Valencia, per la precisione nella provincia di Castellon.
Un paese dedito, fino alla prima metà del XX secolo, all’agricoltura. Ma diventato poi famoso in tutto il mondo per l’industria delle piastrelle ceramiche, dette comunemente “azulejos”.
Sono poco più di 50 mila le anime che abitano la città, sparse in un territorio di 55 chilometri quadrati. Ne consegue una densità registrata di 915 abitanti per chilometro quadrato.
Ma se vi fosse capitato, il 25 aprile del 2006, di passeggiare per le vie del centro cittadino, vi sarebbe sembrato di transitare in un paese fantasma.
Dei 50mila residenti, quella sera infatti 23mila, quasi la metà, hanno da fare. Si trovano infatti stipati in quello che oggi è conosciuto come Estadio de la Ceramica, ma che per tutti è e sarà sempre El Madrigal, lo stadio locale.
Convinti di sognare ad occhi aperti, perché quella sera il Villarreal, il secondo motivo per cui il comune è ormai noto in tutto il mondo, sta giocando una clamorosa semifinale di Champions League, proprio tra le mura amiche contro l’Arsenal.
Sarà una notte “di lacrime e preghiere”. Più lacrime, alla fine. Perché lì finirà il volo del sottomarino giallo. Come da sempre viene soprannominata la squadra locale.
Il submarino amarillo
Il mito del “submarino amarillo” nasce nel 1967. Il Villarreal viene promosso in Tercera Division, e allo stadio risuona la musica dei Beatles, con l’immortale “Yellow Submarine”. Le maglie gialle del club ne fanno nascere immediatamente un’associazione di idee che rimarrà indelebile negli anni a venire.
La Tercera Division equivale alla nostra Serie C. Eppure a Vila-real si festeggia. Perché quella è la realtà massima a cui, all’epoca, poteva ambire la squadra locale.
La Liga Spagnola, la serie a, verrà conquistata per la prima volta solo nel 1998, grazie a un doppio pareggio nel playout con il Compostela. Il 31 agosto il battesimo del fuoco, uno di quelli difficili da dimenticare: al Santiago Bernabeu il Villarreal viene spazzato via 4-1 dall’onnipotente Real Madrid.
Arriva subito il ritorno in Segunda, ma altrettanto immediatamente una nuova promozione. E stavolta i gialli fanno subito capire di essere arrivati per restare.
Il club arriva settimo il primo anno, poi si salva senza grossi patemi. Nel 2003/2004 vince addirittura la Coppa Intertoto, battendo l’Herenveen in finale. Il che significa: accesso alla Coppa Uefa. Con annessa impresa subito sfiorata, dal momento che arriva fino alle semifinali, prima di arrendersi nel memorabile derby col Valencia.
L’anno successivo di nuovo si vince l’Intertoto, si arriva fino ai quarti di Uefa, dunque un gradino più indietro, ma arriva soprattutto uno straordinario terzo posto in campionato. Il che vuol dire accesso ai preliminari di Champions League.
Una provinciale in paradiso. Le storie belle del calcio che ci piace, alla faccia della Superlega. Il volo del Sottomarino.
Pellegrini e tanto Sudamerica
La squadra, guidata dal savio cileno Manuel Pellegrini in panchina, è ricca di talento. Destinato a sbocciare presto, se non ancora in grado di esprimersi ai massimi livelli.
In difesa, oltre al promettente Gonzalo Rodriguez, che la serie A conoscerà come capitano della Fiorentina, ci sono altri due argentini già pluri-affermati: El Vasco Arruabarrena, storico ex capitano del Boca Juniors e idolo della Bombonera, e El Juampi Sorin, un fluidificante mancino in grado di arare la corsia di competenza, e con già diversi gettoni all’attivo con la maglia della nazionale Albiceleste.
A centrocampo spuntano: l’esperienza di Alessio Tacchinardi, appena arrivato dopo un ciclo vincente alla Juventus, la tenacia di Marcos Senna, che con la Spagna sarà campione prima d’Europa e poi del Mondo, e il talento cristallino di Santi Cazorla, o “il mago” come viene soprannominato. Un folletto di neanche un metro e 70, ma dalla tecnica sopraffina, cresciuto proprio nel vivaio del club.
Davanti, insieme a un giovane Diego Forlan, reduce dalla poco proficua esperienza al Manchester United, e al rigenerato Josè Mari, c’è uno dei giocatori più romantici che il calcio argentino abbia prodotto negli ultimi 30 anni.
Juan Roman Riquelme. L’apostolo della Bombonera, cresciuto nel mito, e sotto la guida, del Dio Diego. Un giocatore magari non velocissimo, ma che, per quanto concerne le mere doti tecniche, meriterebbe di stare in un Olimpo di 15, massimo 20 giocatori nella storia del football.
Odore di impresa
Il sorteggio del preliminare, che solitamente per le squadre provenienti dai top 5 campionati europei, tenderebbe a proporre abbinamenti abbordabili, è davvero jellato.
Dalla pallina esce l’Everton, squadra quarta classificata in Premier League, ma che ha appena perso uno dei suoi figli prediletti: Wayne Rooney, passato al Manchester United, dove diverrà leggenda.
A Goodison Park i ragazzi di Pellegrini fanno l’impresa, battendo i Toffees 2 a 1 con reti di Figueroa e Josico, vanificando il momentaneo pareggio di James Beattie. Al Madrigal basta invece Forlan, e arriva dunque il meritatissimo accesso alla tanto temuta fase a gironi.
Avversarie: Manchester United, Benfica e Lille. Red Devils chiaramente favoriti, con le altre due i gialli sentono di potersela giocare, ancor di più dopo il pareggio a reti inviolate, all’esordio al Madrigal proprio contro gli inglesi.
Dopo altri due pareggi, il Villarreal vince in Portogallo 1 a 0 con gol di Senna, pareggia anche ad Old Trafford, e se la va a giocare all’ultima giornata contro il Lille. La partita la vince Pellegrini, che toglie un evanescente Josè Mari, meteora al Milan, per mettere Guayre, che gli regala il gol della vittoria e della qualificazione.
Battuti anche i Rangers
Al club probabilmente sarebbe pure bastato un terzo posto, che sarebbe valso un onorevole retrocessione in Coppa Uefa, torneo con avversari decisamente più alla portata.
Ma ora che il Sottomarino c’è, vuole provare a giocarsela contro chiunque, senza paura.
Agli ottavi ecco i Rangers Glasgow, avversario scozzese e dunque scorbutico. Ad Ibrox Senna e compagni pagano una certa inesperienza a determinati livelli. Vanno in vantaggio due volte, con Riquelme e Forlan, ma vengono sempre rimontati, prima da Lovenkrands e poi da uno sciagurato autogol di Pena.
Al ritorno però Arruabarrena fa quello che non ha quasi mai fatto in tanti anni di carriera. Segnare. Mettendosi poi al comando di una difesa, che regge l’urto, e che concede ai Rangers solo il gol del solito Lovenkrands.
La defunta regola dei gol in trasferta manda il Sottomarino ancora più in orbita. Ai quarti di finale, dove ad attenderlo ci sarà l’Inter.
Lo smacco all’Inter
Già, l’Inter. Potrebbero iniziare ora i problemi dei valenciani. Perché i nerazzurri di Mancini sono un vero squadrone, che molti bookmakers danno come favorita per la vittoria finale. Veron, Stankovic, Toldo, Samuel, Adriano, Recoba … come dargli torto?
La prima gara è a San Siro. I 60 mila dell’impianto milanese non fanno nemmeno tempo a mettersi comodi, che devono già imprecare per il vantaggio-lampo di Forlan. Poi rimedieranno Adriano e Oba Oba Martins, ma è chiaro a tutti che il 2-1 è un risultato pruriginoso per andarsela a giocare al ritorno, nel catino del Madrigal.
L’Inter è la chiara favorita, e gioca meglio in effetti. Ma i ragazzi di Pellegrini la mettono dura, brutta e cattiva. E riuscendo a spezzettare continuamente il gioco avversario, con le buone o con mezzi alternativi, vengono poi premiati dall’episodio decisivo.
Riquelme inventa, Arruabarrena (sì, ancora lui!) colpisce. È 1 a 0. Poco, ma quanto basta per mandare il Sottomarino in paradiso, e gettare per l’ennesima volta alle ortiche i sogni di gloria del club di Moratti, che per rifarsi dovrà attendere l’avvento di Josè Mourinho.
La sfida agli Invincibili
Se l’Inter appariva, a una prima impressione, uno scoglio insormontabile, figuriamoci l’Arsenal di Arsene Wenger. Una squadra letteralmente fenomenale, che l’anno prima ha vinto la Premier League senza mai subire una sconfitta, unica squadra a riuscirci nella storia, e ad aver perciò alzato al cielo un trofeo fatto d’oro, è opinione di molti che il sogno del Villareal sia destinato a spegnersi già nel tunnel di Highbury, l’impianto del North London prossimo al pensionamento, che ospita le gare interne dei Gunners, e la semifinale d’andata.
Ma i ragazzi di Pellegrini fanno un figurone, e lasciano le briciole alla truppa di Wenger. Giusto un gol, di Kolo Tourè. Ma al ritorno sarà battaglia.
Il 25 aprile del 2006 è un giorno che in città non dimenticheranno mai. Non vola una mosca. La metà degli abitanti che non si trova allo stadio, e sul divano a seguire la diretta televisiva.
Tutti i riflettori sono puntanti sul Madrigal. Dove il Villa, seppur al cospetto di un avversario tecnicamente molto più forte, gioca una partita di grande giudizio e applicazione. Senza sbilanciarsi, senza esporsi troppo ai rischi, ma stando sempre all’erta, alla ricerca della giusta occasione.
Che arriva, proprio all’ultimo minuto. Fallo di Clichy in area su Josè Mari. Ivanov, con coraggio ma senza dubbi, assegna il calcio di rigore. Sul pallone si presenta ovviamente Riquelme.
È vero che è un argentino dal cuore caldo, che rischia di emozionarsi in momenti del genere, attesi da tutta una vita. Ma uno col suo talento certi penalty dovrebbe tirarli con una benda sull’occhio e una mano legata dietro la schiena.
Parte la rincorsa dell’8, che calcia alla sinistra del portiere. Lì trova un impietoso Jens Lehamnn, ad attendere il pallone, a festeggiare con i compagni e a dire, a tutto il Madrigal, che ora il sogno è davvero finito.
Il volo del Sottomarino termina, ma senza rimpianti. I ragazzi han dato tutto, non hanno nulla da rimproverarsi.
L’Arsenal andrà a giocarsi la finale, mentre a Vila-Real ciascuno tornerà alle proprie occupazioni, per ripopolare una città che quella sera si è fermata, e che ora sa di avere un altro buon motivo per essere conosciuta in tutto il mondo.
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