Rogerio Ceni, il goleador con i guanti da portiere
Pato Branco, Stato del Paranà. Brasile. Sole, mare, pallone. È la terra dell’allegria, dove il sorriso del bambino si specchia nel futebol, dove un doppio passo vale quanto un gol. Pelè, Garrincha, Zico. Joga Bonito. Si ok. E poi c’è un ragazzino che negli anni ‘90 indossava i guantoni da portiere ma si allenava a tirare le punizioni. Uno, due, tre. Bam-bam-bam. Calcio pulito, preciso, e palla costantemente sopra la barriera mobile. “Si ma fa il portiere!”. Com’è possibile? Possibile.
M1to, scritto proprio così.
Talmente possibile che Rogerio Ceni è diventato un M1to, scritto proprio così perché l’uno è sempre stato il suo numero di maglia. Pensate che nel corso della sua carriera da portiere – rimarchiamolo! – ha segnato 131 gol, quasi interamente suddivise tra rigori (69) e punizioni (61), oltre a una rete su azione nel 2006. Più dell’altro goleador tra i pali, il paraguaiano Chilavert, che si è fermato a 67. Robe da pazzi, robe da Guinness, roba da vincenti, come i titoli che ha in bacheca: 18 trofei, 12 da protagonista, è il più titolato nella storia del San Paolo.
Dallo sportello alla porta
E dire che inizialmente lavorava in banca, Rogerio, e per lui il calcio era solo divertimento. Coi piedi se la cavava ma nulla di che, tante panchine, qualche comparsata. Fino alla svolta: si fa male il portiere titolare e tocca a lui. Siamo nell’aprile del 1990 e a soli 17 anni Rogerio Ceni, alto un metro e 88 centimetri, fa l’esordio tra i grandi. E? Eccelle in quella che dovrebbe essere la sua qualità migliore, ovvero parare… un rigore! Wow. A fine campionato un dirigente organizza un provino con il Sao Paulo e, grazie all’appoggio del preparatore dei portieri, viene acquistato dal gigante brasiliano.
Roba da Guinness dei Primati
I riflettori di Rogerio Ceni però non sono subito da top, anzi. Dal 1990 al 1996 va spesso in panchina e solo nel 1997 si conquista il posto da titolare. Dalla Provincia alla conquista del mondo, grazie a due armi: i guanti da portiere, che lo hanno aiutato a sventare una marea di gol, e soprattutto il suo piede destro, telecomandato sia su punizione che su rigore. Il resto è storia. Una storia poco provinciale e tanto da Guinness.