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Sergio Pellissier, eterno clivense

Quella di Sergio Pellissier è la storia di provincia per antonomasia, di quelle che trasudano quel calcio fatto di un talento forse meno cristallino ma di una passione grandissima. Vi raccontiamo le avventure compiute dalla bandiera clivense dai primi passi fino a quell’addio dalle noti agrodolci che lo ha consegnato all’eternità del club veronese e del calcio della Penisola.
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Sergio Pellissier - Illustrazione Tacchetti di Provincia

2002-2019. Diciassette anni in gialloblù, quasi tutti con il numero 31 cucito sulle spalle. Ogni volta che parliamo del Chievo Verona ci viene subito in mente il suo giocatore simbolo, il valdostano Sergio Pellissier, l’uomo che vanta più presenze e più gol in assoluto con la maglia del Chievo.

Falsa partenza

Se si ha bene in mente l’importanza rivestita da Pellissier per il suo Chievo per quasi due decenni, può risultare strano leggere la primissima pagella del ragazzo di Aosta in maglia clivense:

«Inizia benino, arrivando anche al tiro, poi si perde e all’intervallo fa la doccia: 5,5».

Così scriveva dell’esordiente Sergio Pellissier la “Gazzetta dello Sport” nelle pagelle di Chievo-Brescia del 22 settembre 2002.

A scrivere è un giornalista della Gazzetta dello Sport, e sì, si parla proprio di Sergio. Il giorno prima (22 settembre 2002) si è disputata la partita Chievo-Brescia: all’esordio di Pellissier calcava ancora i campi da calcio Roberto Baggio, che proprio in questa partita mette a segno gli assist per entrambi i gol e oscura completamente quello che è l’esordio in gialloblù di un promettente giovane del Nord Italia.

Giovane che peraltro si troverebbe più a suo agio nel ruolo di punta, ma che per necessità è stato schierato da Gigi Delneri nella posizione di esterno di centrocampo. È il Chievo dei miracoli, il Chievo che nel 2000-01 ha conquistato la promozione in A e che l’anno dopo ha subito ottenuto una prestigiosissima qualificazione in Coppa UEFA.

E però di miracoli, quel giorno, i clivensi non ne fanno molti. E soprattutto non ne fa, come la Rosea non manca di sottolineare, quel ragazzo appena rientrato a Verona da un lungo prestito alla SPAL. Ma il tempo, si sa, è galantuomo, e il giovane avrà occasione di rifarsi.

Con gli interessi.

Salire la china

Presto, il carattere e le qualità di Sergio cominciano a venir fuori.

Succede già con Delneri, che inizialmente non lo vede di buonissimo occhio, o comunque non sembra volergli dare grande spazio nella sua solida e rodata compagine. Forse è condizionato dalle cattive impressioni dell’esordio, o forse è qualcos’altro, forse non vuole bruciare questo giovane talento, ma quel che è sicuro è che il giovane Pellissier nei suoi primi mesi alla corte del tecnico di Aquileia viene utilizzato con il contagocce.

Questo fino al 3 novembre. Quel giorno il Chievo gioca in trasferta contro il Parma, e il ragazzo d’Aosta viene spedito in campo intorno al sessantesimo minuto.

Certe occasioni non vanno sprecate, e Sergio lo sa bene: con una zampata che beffa gli emiliani all’ultimo minuto consegna la vittoria ai suoi, e la partita al Tardini si trasforma di colpo in una storica svolta nella sua carriera.

Comincia così la grande ascesa in gialloblù di Pellissier che da diamante grezzo e spesso ignorato dal tecnico diventa in fretta un giocatore chiave per la squadra scaligera. Coi fatti, col tempo si conquista il posto da titolare a suon di prestazioni positive e gol pesanti.

Una carriera in gialloblù

La prima stagione, chiusa con 5 reti e 5 assist in 25 presenze, la gioca al fianco di un grande campione come Oliver Bierhoff, che proprio l’anno successivo si ritira consentendo a Pellissier di assumere un ruolo ancora più rilevante all’interno del gruppo.

Sergio infatti centra o sfiora con continuità la doppia cifra per tutti i suoi primi 5 anni a Verona. Rapido, caparbio, letale: la punta valdostana segna in tutti i modi, è rapace in area piccola ma mette a segno qualche gol anche dalla distanza, la sua statura contenuta di 175cm non gli impedisce di svettare in area avversaria e fare esplodere in un piccolo boato la curva dei “pochi ma buoni” tifosi clivensi.

A seguito della vicenda Calciopoli, poi, il Chievo arriva incredibilmente a qualificarsi per la prima volta nella sua storia in Champions League: il sogno dura poco (il Chievo esce al terzo turno preliminare contro il Levski Sofia), ma Pellissier resta uno dei pochissimi bomber di provincia a poter dire di aver giocato nella più importante delle Coppe europee.

Al termine della stagione, purtroppo, i veronesi vengono retrocessi nella serie cadetta dopo 6 anni consecutivi in Serie A. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: questa per Pellissier è un’ulteriore occasione per divenire ancora più importante per compagni e tifosi. Invece di abbandonare la nave, Sergio decide di restare saldamente a bordo, e anzi di muoversi a passi decisi verso il timone.

La stagione in B vede infatti per la prima volta un Pellissier con al braccio la fascia di capitano, fascia che indosserà per altre 11 stagioni, tutte in Serie A. Al termine del campionato 2007/2008, infatti, i clivensi, trascinati dalle 22 reti del proprio capitano, tornano subito nella massima serie: fintantoché Sergio giocherà con loro, non la lasceranno più.

La carriera di Pellissier in maglia gialloblù è un tripudio di determinazione, costanza e carattere. E tanti, tanti gol di tutti i tipi. Gol pesanti, gol da ricordare.

Come quella magica tripletta alla Juve: è il 5 aprile del 2009. la Juve è avanti al 79’ sul 3-2 con Iaquinta, ma viene gelata al 91’ dal pareggio di Pellissier già in rete con una doppietta nel 1° tempo.

O come la rete in azzurro: Il 2009 è anche l’anno dell’unica presenza in Nazionale di Sergio, disputata il 6 giugno a Pisa. C’è infatti il suo zampino nel 3-0 in amichevole contro l’Irlanda del Nord.

«Peccato sia stata l’unica presenza in Nazionale, rimane di sicuro uno dei gol che ricordo con maggiore piacere. Segnare con quella maglia è qualcosa di speciale».

E intanto, in questo modo, Sergio si è aggiudicato per l’eternità una media realizzativa del 100% in maglia azzurra.

E ancora, non si può certo dimenticare il gol del momentaneo 2-2 in Genoa-Chievo del 18 ottobre 2015: una strepitosa rete di tacco al volo in area sul cross di Mattiello, definita da Pellissier stesso il gol più bello della sua carriera.

Dopo il calcio

Nei suoi 17 anni con il Chievo, Pellissier vede passare ogni genere di calciatore. Calciatori forti, calciatori sopravvalutati, calciatori talentuosi che per un motivo o per l’altro non sono riusciti ad esplodere e si sono persi.

Bierhoff, Amauri, Bjelanovic, Moscardelli, Théréau, Paloschi, Inglese, Meggiorini. Sono solo alcuni dei nomi di quelli che sono stati i suoi partner offensivi nella sua onorata carriera tra gli scaligeri. E lui ha segnato con tutti, rete più rete meno.

La lunga carriera di Pellissier a Chievo lo vede diventare sempre di più un faro per società, compagni e tifosi. Anno dopo anno, gol dopo gol, Sergio diventa in maniera sempre più manifesta un simbolo e un punto di riferimento per tutti.

Conquista una marea di record in casa clivense: è il miglior marcatore di sempre della squadra in Serie A (112), il primatista di presenze complessive (517), il marcatore più prolifico del derby di Verona con 4 gol.

7 ottobre 2018, nella sconfitta esterna contro il Milan per 3-1, Pellissier diventa anche il marcatore più anziano del club in Serie A, a 39 anni e 290 giorni esatti.

Carattere e volontà lo trascinano dal primo all’ultimo giorno trascorso in maglia gialloblù. Dalla celebre tripletta alla Juventus alle giocate che hanno contribuito a svariate salvezze, a una promozione, a vittorie nel derby e all’esito felice di grandi e meno grandi sfide, Pellissier chiude la propria carriera con la consapevolezza di non doversi rimproverare nulla sul piano dell’impegno.

Sergio ha scelto di dedicare la propria carriera a un piccolo club unico nel suo genere, di cui diventarne bandiera, anziché diventare uno dei tanti professionisti che cambiano casacche senza troppi patemi per un contratto più alto o per non dover lottare per un posto in squadra.

A guardare i suoi ultimi numeri, a uno verrebbe da dire che Pellissier avrebbe tranquillamente potuto dare ancora qualcosa, soprattutto se si pensa a quel gol a Pisa con la maglia della Nazionale. Ma l’attaccante aostano decide di uscire dal mondo del calcio in punta di piedi, con l’umiltà e la serietà che l’hanno sempre caratterizzato.

Lascia così, da leggenda vivente, ammainando l’ultima delle bandiere.

A due anni di distanza dall’addio alla squadra, Pellissier fonda una società sportiva dilettantistica, la Clivense, chiaramente ispirata al suo amato Chievo.

Vi disputa una partita da presidente-giocatore, e segna anche una doppietta nel corso della partita vinta per 5-0 contro il Pozzo che vale alla squadra la promozione in Seconda Categoria, salvo poi doversi ritirare a causa della regola federale che vieta ai presidenti di scendere in campo.

Arriva così, il 30 luglio del 2022, l’addio ufficiale di Sergio Pellissier al calcio giocato. Resta tuttavia saldamente a capo della società Clivense come Presidente, aprendo peraltro la squadra alla compartecipazione di qualsiasi tifoso ne voglia diventare socio:

“Come ho sempre detto la FC Clivense non deve essere la società di Sergio Pellissier ed Enzo Zanin, ma di tutti i tifosi e di tutti coloro che credono in questo progetto. Quando la gente verrà allo stadio a vedere le partite potrà dire davvero: questa è la mia squadra”.

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