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Nicola Amoruso, l'uomo dei record curiosi

Vi raccontiamo la storia di Nicola Amoruso, indimenticabile attaccante della Reggina dal 2005 al 2008, ancora oggi detentore di alcuni singolari primati.
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Nicola Amoruso - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Tecnico, cinico, instancabile. L’attaccante più prolifico della storia della Serie A a non aver mai indossato la casacca della Nazionale, e allo stesso tempo l’uomo che ha indossato più maglie di Serie A in una singola carriera. 

La storia di Nicola Amoruso, il camaleonte che odia l’azzurro ma ama alla follia l’amaranto.

O Puglia, Puglia mia

Nicola Amoruso nasce a Cerignola, nella valle dell’Ofanto in Puglia, il 29 agosto del 1974. 

L’amore per il pallone lo accompagna fin dai primi respiri. Nella sua famiglia tutti (o quasi) hanno giocato a calcio per un periodo della propria vita: il nonno Giacomo, lo zio Luciano, i fratelli Luca e Fabio. Per Nicola è solo questione di tempo prima di ritrovarsi in un rettangolo d’erba.

E infatti è proprio così che vanno le cose, come ci racconta lo stesso Amoruso:

«Cominciai a giocare nel condominio “Vitrani”, a casa mia. Tirai i primi calci al pallone con Luca, poi insieme andammo al Trinitapoli e stupimmo un po’ tutti. In tre anni facemmo sfracelli. Ricordo che in una stagione io segnai trentotto gol e lui trentadue. Due autentiche bombe». 

Insomma, il giovane Nicola sembra avere tutti i numeri giusti per sfondare nel calcio che conta. L’occasione arriva prestissimo, quando ad appena 14 anni viene notato da Giuseppe Santamato, un osservatore della Sampdoria stanziato a Bari.

Un giorno come un altro, Santamato si reca al campo del Trinitapoli e nota subito un’agile giovane punta che sembra promettere molto bene. Le offre un provino per i blucerchiati, la Samp approva l’acquisto, e Amoruso si ritrova di punto in bianco a vivere nella Superba.

Gli inizia: Sampdoria, Fidelis Andria e Padova

Comincia così il percorso da calciatore professionista di Nick Amoruso, che con la Sampdoria compie la trafila delle giovanili per poi esordire in Serie A nella stagione 1993-94. Stagione che peraltro rappresenta un importante biglietto da visita per Nicola, che in 8 presenze riesce a mettere a segno 3 gol. 

Insomma, nonostante davanti a lui ci sia un certo Ruud Gullit, Amoruso riesce a farsi valere. Anzi, questo titolare “scomodo” - che naturalmente è avanti nelle gerarchie rispetto al giovanissimo Nicola - vale al talentuoso attaccante pugliese il primo soprannome della carriera: per tutti, a Genova, Amoruso è “il vice-Gullit”.

Essere la prima riserva di un fuoriclasse è motivo d’orgoglio, ma Nick reclama uno spazio tutto per sé, dove possa giocare titolare e dove sia qualche altro attaccante ad essere chiamato il “vice-Amoruso”.
Così, l’anno successivo, la punta torna in patria per vestire la casacca della Fidelis Andria.

"Avevo tante richieste. - spiega - E scelsi io di andare ad Andria nonostante l’offerta del Verona, che era una squadra più forte, costruita per andare in A. Ma io volli fortemente andare ad Andria, per stare vicino ai miei dopo cinque anni lontano da casa. E fu una bellissima stagione, con un ottimo piazzamento".

La stagione è effettivamente molto positiva per Nick e i Federiciani. Il nonno Giacomo, ogni domenica, monta sulla sua 131 che ha visto giorni migliori e si reca allo Stadio degli Ulivi per veder giocare il suo amato nipote. 

E il nipote lo ripaga con ben 15 reti, che gli valgono un biglietto per il ritorno in Serie A, questa volta con la maglia del Padova.


Anche lì, nonostante l'annata non esattamente positiva per i biancoscudati (che retrocedono nella serie cadetta), Amoruso si distingue e mette a segno ben 14 gol, che gli valgono l'interesse della sua squadra del cuore...

La Juventus

Arriva infatti un'offerta irrinunciabile da parte della Juventus di Lippi, che lo vuole a tutti i costi a Torino per rinforzare un reparto offensivo che può già vantare giocatori del calibro di Alessandro Del Piero, Alen Boksic e Christian Vieri.

In quegli anni Amoruso vive un sogno. Il suo cuore batte da sempre per la Vecchia Signora, trovarsi di punto in bianco a vestire la casacca bianconera è per lui un'emozione incontenibile:

"Io fin da piccolo ho tifato Juve, e ritrovarmi a vestire la maglia della mia squadra del cuore fu qualcosa di sensazionale. Ancora oggi mi ritengo fortunato di aver fatto parte di una società di quel calibro".

Resta alla Juve tre anni, dando spesso il cambio ai fuoriclasse del reparto avanzato e vincendo una valanga di trofei: due scudetti, una Supercoppa italiana, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa UEFA.

In bianconero Nick alterna ottime prestazioni (soprattutto in Coppa Italia) a periodi un po' più appannati, soprattutto a causa di un brutto infortunio al perone occorso nella stagione 1997-1998 in uno scontro con Costacurta. Inoltre, l'avvicendamento in panchina tra Lippi ed Ancelotti nella stagione 98-99 non aiuta, perché il pugliese non riuscirà mai a trovare con il tecnico emiliano la stessa intesa che aveva con Marcello.

Così, Amoruso decide di compiere un percorso alternativo, che lo porta a vivere una parentesi lontano da Torino: un anno in prestito al Perugia (25 presenze e 11 gol) e uno a Napoli (30 presenze e 10 gol). Due stagioni tutto sommato buone, in cui l'attaccante riesce ad andare in doppia cifra, che lo riportano dritto filato alla corte di Lippi, che nel frattempo è ritornato alla guida della Juve...

La Juventus: capitolo due

La seconda esperienza alla Juve è ancora una volta positiva: Lippi è tornato, si vince di nuovo lo scudetto. Amoruso non segna in campionato ma è capocannoniere in Coppa Italia, con sei gol in sette presenze.

Alla fine della stagione 2002-2003, Nick Dinamite (così viene soprannominato dal giornalista Paolo Forcolin) lascia i bianconeri di nuovo, e questa volta per sempre.

Cominciano così anni di peregrinazioni in giro per lo Stivale, che lo portano ad indossare le maglie di Perugia (nuovamente), Como, Modena e Messina. In questi anni, Nicola si avvicina notevolmente al suo record di maglie indossate in Serie A, ma non riesce invece a brillare dal punto di vista delle prestazioni calcistiche.

Sembra quasi che la carriera di Amoruso, ormai trentunenne, si stia avviando verso un graduale e fisiologico declino, e invece gli anni più entusiasmanti della carriera di Nick Dinamite devono ancora arrivare.

Nicola Amoruso viene infatti acquistato dalla Reggina di Foti nel 2005. L'allenatore è Mazzarri, Nicola insieme a Francesco Cozza e Rolando Bianchi forma un tridente d'attacco completo ed incisivo.

La stagione 2005-06 è ottima, gli Amaranto si piazzano al tredicesimo posto e Amoruso è il miglior marcatore della squadra con 11 reti.

Ma la stagione veramente gloriosa per Amoruso e tutti i Reggini è quella del 2006-07. A seguito delle vicende di Calciopoli, la squadra di Foti è condannata a disputare il campionato partendo con 11 punti di penalizzazione, e lo stesso presidente è interdetto da cariche sportive per un anno e un mese.

Nonostante questo importante handicap iniziale, la squadra raggiunge praticamente lo stesso piazzamento della stagione precedente (14esimo posto) ottenendo così una salvezza tranquilla.

Il risultato è così importante che, al termine della stagione, tutti i calciatori della squadra vengono insigniti della cittadinanza onoraria di Reggio Calabria.

Tutte le stelle amaranto brillano in quell'anno, ma quelle di Amoruso e Bianchi hanno una luce particolarmente intensa: i due ottengono lo straordinario risultato di eguagliare nientemeno che la coppia Messi-Ronaldinho, classificandosi così come la coppia più prolifica di tutti i campionati europei a pari merito, appunto, con il tandem blaugrana.

35 gol in due, una cifra fenomenale, soprattutto per la Serie A di quegli anni, caratterizzata da difese organizzatissime e difficili da penetrare.

Amoruso ne segna 17, tra cui uno molto bello alla Roma e una gran doppietta nella partita vinta contro il Parma per 3-2.

L'anno successivo, Amoruso rimane orfano di Bianchi, partito per l'Inghilterra alla volta di un'avventura in quel di Manchester che non sarà felice come sperava. In compenso, Nick trova un nuovo partner d'attacco di tutto rispetto: Ciccio Brienza, il Maestro di calcio di cui vi abbiamo già parlato in passato.

In questa stagione, Nick contribuisce ancora una volta alla salvezza dei suoi e, con la rete segnata contro il Palermo in ottobre, diventa il miglior marcatore di sempre della squadra in A.

Nel 2008 è il momento di partire (con ben 40 reti in saccoccia), ma Amoruso rimarrà per sempre legato ai colori amaranto, come lui stesso ci racconta:

"A Reggio ho vissuto molte delle esperienze più belle ed emozionanti della mia carriera. I tifosi, poi, vanno oltre ogni classifica, lì c'è un calore ed una voglia di calcio che ti spingono a dare sempre di più".

Gli ultimi anni

Le stagioni conclusive della carriera di Nick non sono esaltanti, ma del resto al momento dell'addio l'attaccante di Cerignola ha 34 anni ed è pronto ad un graduale ritiro dalle scene.

4 nuove maglie (Torino, Siena, Parma e Atalanta) che gli fanno raggiungere la cifra record di 13 casacche diverse indossate in Serie A, ma che non lo vedono giocare ai livelli visti a Reggio. Del resto, certe esperienze sono talmente belle da risultare difficilmente ripetibili.

Al termine della carriera di Amoruso ci ritroviamo con tante emozioni e alcuni quesiti non risolti, uno in particolare.

Com'è possibile che un calciatore così talentuoso e versatile non abbia mai avuto la sua occasione di vestire la maglia azzurra? Sarebbe stato molto bello vederlo duettare con Del Piero anche in Nazionale, o far tirare il fiato ad Inzaghi in qualche occasione, o dare il cambio a Vieri, o...

Ecco. La lista comincia a farsi lunga, e in effetti il problema è proprio questo. La più grande sfortuna di Amoruso è stata probabilmente quella di aver dato il meglio di sé proprio nel periodo aureo della Nazionale italiana, quando la concorrenza era veramente spietata. Del resto, lo stesso Nicola non mostra grande rammarico per la mancata chance azzurra:

"Indubbiamente dispiace non aver raggiunto la maglia della Nazionale, ma allora nel reparto avanzato erano presenti davvero molti fenomeni. Cercare di togliere il posto a uno come Vieri, Del Piero o Signori non era affatto facile. Inoltre, i posti a disposizione erano davvero pochi, perciò diveniva un’impresa conquistare un posto in nazionale maggiore. Forse l’avrei meritata nell’anno in cui feci 17 gol con la Reggina, ma nonostante ai tempi non la raggiunsi, non me ne feci un problema e non lo è tuttora".

Le sagge parole di un attaccante che sa di aver segnato tanto, vinto tanto, ed emozionato tanto. Quello che sapeva fare Nicola Amoruso, lui, ce l'ha dimostrato. E se per caso facessimo fatica a ricordare, si può sempre domandare a qualche cittadino di Reggio Calabria.

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