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Lamberto Zauli, Lo Zidane della B

Alto, tecnico, aggraziato e dinoccolato allo stesso tempo. Soprannominato “Lo Zidane della B”, per via della carriera provinciale e della sua classe incontestabile e soprattutto insospettabile. La storia di Lamberto Zauli, 190 centimetri di trequartista atipico.
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Lamberto Zauli - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Per noi Zauli è tante cose.

È una foto della Gazzetta in una calda giornata d’estate. È la figurina che ancora oggi fa capolino dall’album di quel lontano ‘99, che ha ancora indosso la sua maglia del Lane, e che ti guarda come se il tempo si fosse fermato a quei giorni in cui le Goleador costavano 100 lire e se eri per strada potevi ancora chiamare gli amici da una cabina telefonica.

È la città di Vicenza che esplode in un boato appena la palla gonfia la porta del Chelsea in semifinale di Coppa delle Coppe.

È la radio che annuncia la coppia d’attacco del Palermo di oggi, 16 novembre 2003: Lamberto Zauli, Luca Toni.

Zauli è soprattutto, per tutti, la dimostrazione che le regole esistono anche per essere stravolte, e che alcune certezze esistono per essere sfatate.

Non si può infatti mettere a fuoco uno come Zauli. Nulla può inquadrare quel fisico da lungagnone su cui erano stati erroneamente montati i piedi delicati di un fantasista, quell’antiestetica riga tra i capelli, quella costante apparente fragilità e goffaggine che in realtà celavano una sapiente, e forse inconsapevole, scientifica strategia di gioco.

Luci al Menti

La nostra storia comincia in medias res: ci troviamo a Vicenza, in un Nord Italia che nel 1998 è più ottimista e spensierato che mai.

Allo stadio comunale Romeo Menti va in scena la semifinale di Coppa delle Coppe tra il Vicenza di Guidolin e il Chelsea di Gianluca Vialli. La palla si muove sulla linea del centrocampo dei Veneti, Viviani controlla un pallone, prova un lancio lungo.

Pesca Zauli nell’area dei Blues, e il neo acquisto biancorosso, con una classe inimmaginabile, aggancia il pallone e sterza di colpo, incrocia col sinistro e centra l’angolino in basso a destra della porta degli inglesi.

La città esplode, grida, canta: è nato un nuovo campione. Ancora più abbagliante, forse, è l’assist nella gara di ritorno per il vantaggio messo a segno da Luiso: sterzata a metà campo, filtrante alto che taglia sapientemente fuori la linea difensiva. Il Chelsea alla fine rimonta, al Vicenza annullano un gol che oggi col VAR sarebbe probabilmente convalidato, in ogni caso Zauli adesso sa che nel calcio che conta anche lui può avere un ruolo da protagonista.

Zidane al Lane

Zauli era arrivato nel 1997, i biancorossi avevano appena vinto la prima e unica Coppa Italia della loro storia, mentre lui era reduce dalla sua miglior annata con la maglia del Ravenna. Zauli è romano e romanista, forse i colori giallorossi lo avevano galvanizzato, fatto sta che Lamberto aveva tirato fuori la grinta giusta per fare il salto di qualità e approdare alla corte di Guidolin.

Ecco, Guidolin. Proprio lui, ex centrocampista schivo ed introverso dalla spiccata visione di gioco, e proprio a Ravenna, incrocia il suo destino con quello di Zauli. Ne riconosce subito le potenzialità, solo parzialmente celate da quell’andatura goffa e da quella corsa un po’ sgraziata, tanto da volerlo con sé nell’avventura vicentina.

In questi anni, nella città del Palladio, Zauli fa il vero cambio di passo e diventa ciò che è nato per essere: una vera leggenda di provincia.

Come detto, si presenta in Veneto con un buon biglietto da visita: sette reti e un assist in B con il Ravenna a 25 anni, ampi margini di miglioramento e tanta voglia di darsi da fare.

Detto, fatto. La prima grande partita la disputa a San Siro contro il Milan, dove sfrutta il primo pallone che tocca per ammaliare l’intero stadio con un tunnel al malcapitato André Cruz. Si capisce subito che questo Lamberto Zauli è arrivato per lasciare il segno …

Nel girone di ritorno invece segna la prima rete, ed è un capolavoro.

La mette a segno in casa contro la Sampdoria: Schenardi arriva sul fondo e crossa con tutte le forze che ha in corpo, ma il traversone è lungo, troppo lungo, ed è praticamente sulla linea di fondo, inservibile. Inservibile, certo, ma non se il retro della tua maglia reca la scritta “Zauli”.

Lamberto, infatti, decide di sfruttare quelle enormi pertiche che usa per camminare, allunga il piede destro all’inverosimile, tocca il pallone in maniera perfetta, è gol.

Il telecronista usa il termine “circense” per definire il gesto tecnico, ed è un termine che si può applicare all’intera filosofia di gioco di Zauli: una sequela di movimenti che non sai bene se definire sgraziati o fluidi, casuali o studiati, ma che in ogni caso hanno come risultato il completo disorientamento dell’avversario e come requisito imprescindibile una grande elasticità e snodabilità.

Zauli diventa pian piano un giocatore imprescindibile per mister Guidolin, che spesso lo preferisce al talentuoso Di Napoli, e si conquista l’amore incondizionato dei tifosi: è in questi anni che diventa “Il Principe”, soprannome che va ad aggiungersi a quello con cui era già noto, “lo Zidane della B”.

Le annate dal ‘98 al 2001, però, sono le più difficili della sua carriera.

Il mentore Guidolin lascia alla volta di Udine. Il Lane retrocede in Serie B, e Zauli - incredibilmente - rinuncia al sogno di una vita, la Roma, per seguire i compagni e i tifosi biancorossi nella serie cadetta. Guida i suoi ad una rapida promozione, ma purtroppo la stagione successiva le cose precipitano nuovamente, la squadra retrocede di nuovo e Zauli, in quanto leader, è visto come il principale responsabile della disfatta.

Guidolin lo vuole al Bologna, e Zauli ci va.

Bologna e Palermo

Dopo il Lane, per Zauli la strada è spianata. Finalmente la Serie A ha visto di cosa è capace e ha smesso di guardarlo con diffidenza, questo esule di Roma che per tanti anni ha faticato a ritagliarsi uno spazio in C alla fine ha conquistato tutti.

Zauli adesso ha trent’anni, sa bene che a questo punto difficilmente i top club cominceranno a bussare alla sua porta, e decide di abbracciare una piazza che forse non è di primissimo livello ma che di sicuro merita grande rispetto.

Al Bologna disputa una stagione estremamente positiva, gioca con Cruz, Pecchia e Beppe Signori dando vita ad una cavalcata trionfale con un piazzamento Champions solo sfiorato.

A fine stagione per Zauli, si contano sei reti e un inebriante claudicare sulla trequarti, un’infinità di vellutati tocchi di palla e strane e improvvise finte che colgono immancabilmente impreparati i poveri difensori.

Scende poi nella seconda serie: viene infatti acquistato dal Palermo di Zamparini, che annuncia la firma con la frase “Vi ho preso lo Zidane della B”.

La prima stagione di Lamberto in rosanero, nel 2002-03, è piuttosto sfortunata ma comunque positiva: Zidane resta fuori quattro mesi dopo uno scontro con Grassadonia, ma alla fine della stagione porta ancora una volta a casa le sue sei reti. Peccato per la promozione, obiettivo mancato.

Ci riprova l’anno successivo, questa volta con successo: è appena tornato Ciccio Brienza, sulla panchina da metà stagione si siede Francesco Guidolin, e soprattutto in estate è arrivato un certo Luca Toni, che a fine anno, imbeccato da Zauli, segnerà la bellezza di 30 gol. Lamberto nel corso della stagione segna pure un gol strepitoso al Napoli con un pallonetto che ricorda quelli di Francesco Totti.

È la tempesta perfetta, la congiuntura astrale che i tifosi stavano aspettando: il Palermo è di nuovo in A grazie ai suoi campioni, vecchi e nuovi.

Tornato nella massima serie, Il Principe dà prova di una continuità che non aveva mai avuto, continua a regalare assist strepitosi al solito Toni e trascina i siciliani in Europa League. Contro la Lazio segna una rete di una difficoltà incalcolabile, un sinistro al volo sul secondo palo che ricorda (guarda caso) quello di Zidane al Leverkusen.

Gli ultimi anni

La carriera di Zauli è stata un meraviglioso spartito che non ammette pause, ricco di colpi di scena, crescendo e modulazioni improvvise. Gli ultimi anni sono ancora caratterizzati da un saliscendi non indifferente: passa un’annata da dimenticare alla Samp, poi una buona stagione a Bologna e infine chiude nelle serie minori a Cremona e Bellaria.

Appende le scarpette al chiodo nel 2009, inizia ad allenare pochi giorni più tardi: avere un talento del genere e tenerlo lontano da un campo d’erba è un crimine grave, e questo Lamberto lo sa.

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