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Gianfranco Zola, questa è la mia terra

A 37 anni Zola lascia l’Inghilterra per tornare nella sua Sardegna: non per chiudere, ma per riscrivere la storia. Promozione, gol alla Juventus, una Coppa Italia sfiorata e un amore che non si spegne. La vera magia di Magic Box.
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Immaginiamo questa situazione: hai 37 anni, sei un calciatore che si è affermato in Italia e soprattutto in Inghilterra. Hai vinto Scudetto e Supercoppa Italiana col Napoli, la Coppa UEFA col Parma, ridato lustro e posto le basi per un futuro luminoso per il Chelsea, conquistando la Coppa delle Coppe segnando il gol in finale, poi la Coppa di lega, il Charity Shield e due Coppe d’Inghilterra. Sei ammirato come giocatore e come uomo. Ormai non hai nulla da dimostrare e potresti tranquillamente appendere gli scarpini al chiodo. Però senti che manca qualcosa; senti che devi tornare dove tutto è iniziato. O meglio, dove avresti voluto che iniziasse. 

E dove tutto è iniziato, in quel momento, non se la passano benissimo. Dunque, percepisci che con te, con la tua esperienza e quel talento che con gli anni non sfiorisce, le cose potrebbero cambiare. Fatta allora: torni in Italia e vai in Serie B, a giocare nell’unica squadra che desideri, il Cagliari, quella che hai sempre sognato. Gianfranco Zola, Magic Box, la Sardegna ce l’ha nel sangue.  

Il fantasista nuorese arriva in un clima di festa e gli viene assegnata la fascia di capitano, ma il campionato si preannuncia davvero complicato: a causa dei problemi del Catania e del fallimento del Cosenza, il torneo 2003/04 viene allargato a 24 squadre senza retrocessioni della stagione precedente. Al posto dei calabresi ammessa la rediviva Fiorentina, che fa doppio salto dalla C2 alla B. 

Questo allargamento fa discutere, si parte infatti in ritardo e sarà il numero di partecipanti massimo mai raggiunto in un campionato a girone unico in Italia. Le promozioni saranno cinque, le retrocessioni quattro. 

Tra difficoltà e vittorie l’agognata A

Il Cagliari, guidato da Gian Piero Ventura, ha un organico di tutto rispetto e può giocarsela contro chiunque, ma questa è una delle B più combattute di sempre: ci sono Atalanta, Bari, le già citate Catania e Fiorentina, Genoa, Messina, Napoli, Palermo, Torino, Piacenza, Hellas. In un torneo così lungo varranno le motivazioni e la scorza dura. 

I rossoblù partono bene, nonostante debbano giocare al Nino Manconi di Tempio Pausania, per il rifacimento del manto al Sant’Elia: vincono 3-0 sia a Tempio contro l’Ascoli che a Catania, dove Zola segna il suo primo gol. Poi comincia un pericoloso rendimento da medio-bassa classifica: al Manconi si vince, anche largamente, ma in trasferta è un colabrodo. Vince 4-1 in casa col Livorno, ma perde per esempio a Palermo e Bergamo e di conseguenza comincia a diventare complicato stare attaccati al treno delle prime. 

Zola con 5 gol, Suazo e Mauro Esposito tengono la barra dritta finché possono, ma verso novembre la tendenza negativa si conferma, ora anche tra le mura “amiche”. Dal 17° turno, il presidente Cellino cambia e fa sedere in panchina Edoardo Reja. Inizialmente non si ingrana granché e il lungo girone d’andata si chiude con 34 punti in 23 gare. Poco per poter sperare nella promozione. Ma col ritorno al Sant’Elia e il giro di boa il Cagliari si trasforma. Vengono anche acquistati Roberto Maltagliati, Alessandro Agostini e Rolando Bianchi, oltre al ritorno di Nelson Abeijon. 

Zola ispira le manovre con una regia sontuosa e fornisce assist a raffica. Il tutto frutta undici risultati utili di fila, battendo tra gli altri Palermo e Atalanta, che si stavano scambiando la vetta della classifica. Negli ultimi match di questa striscia si pareggia però troppo e dunque la zona promozione viene momentaneamente persa, ma dopo la battuta d’arresto di Napoli, Zola e compagni vincono sette partite consecutive, mettendo una serie ipoteca sul secondo posto. 

A Genova la striscia si interrompe, senza che ciò pregiudichi nulla. Ultimi tre match, nove punti contro Salernitana, Avellino e Fiorentina, ma già vincendo sui granata la Serie A, dopo quattro anni, è certezza. Primo posto ex aequo col Palermo di Toni a 83 punti, un campionato pazzesco con una classifica cannonieri da brividi. 

Zola, 13 gol e 13 assist a quasi 38 anni saltando solo tre gare, è stato il vero trascinatore di un’impresa che a metà stagione sembrava un miraggio. 80 gol migliore attacco (grazie pure all’apporto di Suazo a 19 ed Esposito a 17) e maggior numero di successi (23). E Magic Box vuole chiudere in bellezza, giocando il suo ultimo anno da professionista in Serie A.

Salvezza e Coppa Italia da ricordare

Il Cagliari si presenta nella nuova Serie A a 20 squadre con una diversa guida tecnica: Daniele Arrigoni viene scelto da Cellino per mantenere la categoria. La squadra invece non viene rivoluzionata: a rinforzo arrivano Theofanīs Katergiannakīs per la porta (conseguenza del miracolo Grecia a Euro 2004, non andrà benissimo) Bega per la difesa insieme a Massimo Gobbi, gli altri vengono praticamente tutti confermati. 

La certezza è sempre lui però, Magic Box, pronto a divertirsi e guidare i suoi, dopo essere stato pure insignito col titolo di ufficiale onorario dell'Ordine dell'Impero Britannico a ottobre 2004. La stagione parte egregiamente: Mauro Esposito è ispirato insieme a Suazo e Langella, i sardi non praticano gioco speculativo e impressionano bene. 

Zola segna su rigore alla quinta contro il Brescia e torna sul tabellino di una partita di A dopo nove anni; in campionato nelle prime otto arrivano tredici punti, frutto di quattro successi e un pari. Arriva un pesante ko 5-1 all’Olimpico contro la Roma, che fanno da premessa a due 0-0 con Livorno e Sampdoria e a un clamoroso 3-3 al Sant’Elia contro l’Inter di Mancini affetta da pareggite quell’anno: Zola segna dagli 11 metri l’1-0 e i nerazzurri rimontano dopo essere stati sotto 3-1 fino a 15 minuti dal termine. Si riprende a fare bottino pieno contro Lazio e Chievo (2-3 e 4-2) con il 10 rossoblù che prima ispira il 2-1, poi segna il 3-1 all’Olimpico, mentre coi clivensi è doppietta (su punizione e dal dischetto).

In questo momento il Cagliari è addirittura quarto, in piena zona Champions. Il girone d’andata si chiude però in calo, tre sconfitte, una vittoria casalinga sul Messina e un buon pari interno con la Juventus capolista, il 16 gennaio 2005. Questa gara è particolarmente evocativa, perché al vantaggio di Emerson risponde all’89’ proprio Magic Box, che dopo una prova di sacrificio e cuore si inventa una rete incredibile non su punizione né con una rasoiata all’angolino, ma con un pezzo non propriamente del suo repertorio: di testa. Brambilla recupera un bel pallone a centrocampo, avanza a piccoli passi e guarda al centro; dalla trequarti di destra fa partire un cross tagliato all’altezza del dischetto, dove ci sono Zebina, Thuram e Zola, che, alto 1,68, stacca perfettamente e molto più in alto in particolare dell’ex Roma, anticipandolo e indirizzando la palla con una parabola che cade sul palo interno e poi in rete, rendendo vano il tuffo di Buffon sulla propria destra. È un gol spettacolare e dai mille significati, per come è stato realizzato e per come alla sua età sia ancora capace di fare la differenza e di trascinare la squadra con giocate davvero magiche. 

Nel girone di ritorno i cagliaritani hanno un rendimento inizialmente più altalenante, con due vittorie e un pareggio nelle prime quattro. Poi c’è un crollo vertiginoso, visto che nelle restanti quindici gare i sardi vincono solo una volta, 3-0 a domicilio contro la Roma (Zola timbra l’1-0); pareggiano in sei occasioni e perdono in otto, finendo a lottare per la salvezza. Peraltro, quel campionato fu singolare, perché a lottare per non retrocedere si ritrovarono ben dodici squadre, racchiuse in appena quattro punti. 

In ogni caso, la truppa di Arrigoni si piazza dodicesima e rimane in A senza troppi patemi. Zola si congeda dal calcio giocato il 29 maggio 2005, alla soglia dei 39 anni, segnando una doppietta nella sconfitta per 4-2 all’ultima giornata in casa della Juventus. 

C’è però un’altra competizione in cui invece il Cagliari è stato molto più lineare in quel 2004/05, tanto da rischiare di arrivare fino in fondo, la Coppa Italia. Zola è forse ancora più scatenato che in campionato: il Cagliari vince contro la Triestina con un doppio 3-1 al secondo turno (il 10 segna di testa il 3-1 in casa al ritorno). 

Agli ottavi invece è la Lazio a venire eliminata clamorosamente dalla truppa di Arrigoni. All’andata al Sant’Elia, Magic Box è il solito cecchino dal dischetto, regalando all’83’ il 2-1 ai suoi. All’Olimpico è show: biancocelesti avanti di due gol e che sembrano spuntarla, ma all’81’ Daniele Conti segna e manda il match ai supplementari, dove al 102’, neanche a dirlo, è sempre il fantasista di Oliena a realizzare, da subentrato, un gol pesantissimo e di classe pura: cross di Rocco Sabato dalla sinistra sul secondo palo per Zola, dal vertice dell’area piccola il numero dieci mette giù di petto e scaraventa il pallone sotto la traversa.  Inutile il successivo 3-2 di Rocchi per i laziali, per le reti fuori casa passa il Cagliari. 

Ai quarti i rossoblù devono vedersela con la Sampdoria: in Sardegna Rolando Bianchi e Suazo firmano il 2-0, a Marassi i blucerchiati vincono 3-2 (doppietta di Esposito) ma non basta. È semifinale contro l’Inter e i cagliaritani hanno il vantaggio di giocare per primi in casa, il 12 maggio. Al quinto della ripresa il portiere di riserva dei nerazzurri, Carini, prende la palla con la mano appena fuori area. L’arbitro estrae solo il giallo, ma i tifosi di casa non hanno il tempo per lamentarsi, perché il solito Zola pesca il coniglio dal cilindro e dalla susseguente punizione incastona una gemma all’incrocio. Tuttavia, dopo due minuti, sugli sviluppi di una mischia da corner Martins pareggia. A San Siro il 18 maggio però, i nerazzurri si mostrano superiori vincendo 3-1 e guadagnando la finale. Rimane la delusione, anche perché forse in Coppa Italia poteva arrivare la gioia di coronare la carriera di Zola con un trofeo a Cagliari. Ma il capitano è felice comunque, chiude con 13 reti e 8 assist tra campionato e coppa, giocando 37 partite e a fine anno verrà premiato col Pallone d’argento, riconoscimento per il calciatore più corretto della stagione.

Interpellato sulla sua esperienza a Cagliari ha dichiarato: “Se devo dire un campionato e un momento in cui sono stato veramente fiero e orgoglioso di me io dico l'anno della Serie B. È stato un anno che non cambierei con niente, perché andare a Tempio a giocare con lo stadio pieno e la gente contenta mi fa emozionare solo al pensiero. Non è stato per la mia professione: è stato per l'anima, ho scelto col cuore ed è una scelta che non ho mai rimpianto”. 

Una canzone del gruppo sardo dei Tazenda coi Modà dice “No apo coro e bentu chena istìma, né carignos suos” cioè “Cuore e vento non ho senza il suo amore e il suo affetto”. Ecco cosa devono aver significato per Gianfranco Zola i due anni come giocatore nella sua terra.  

Racconto a cura di Carmelo Bisucci

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