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Christian Riganò, il bomber muratore

La storia di Christian Riganò è una di quelle che lasciano il segno: la favola di un muratore siciliano che conquista Firenze.
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Christian Riganò - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Tutti noi, bazzicando le categorie più “proletarie”, prima o poi abbiamo conosciuto uno di quei difensori. Quei difensori ambiziosi e un po’ irresponsabili che, talvolta, per sconfiggere la noia si concedono delle scorribande in attacco, attirando spesso su di sé le lamentele dei compagni di squadra.

Christian Riganò era uno di questi. Uno che ce l’ha fatta. Faceva il muratore, giocava in difesa in una piccola squadra di dilettanti, ma ha insistito talmente tanto nelle sue imprudenti sortite da riuscire a farsi spostare nel reparto offensivo, trovando la sua vera vocazione, Ha messo da parte calce e cazzuola e scalato una ad una tutte le categorie del calcio italiano, fino ad arrivare alla vetta.

Nessun uomo è un isola

La bella storia di Christian Riganò ha inizio nel cuore delle isole Eolie, a Lipari, città che dà i natali all’attaccante italiano. Che all’inizio della storia non è, come dicevamo prima, un attaccante: Riganò infatti riveste il ruolo di difensore centrale nella squadra della sua città, il Lipari appunto, milita fisso in Eccellenza.

Un buon difensore, alto, roccioso, tecnicamente non esaltante ma neanche da buttare, anzi, piuttosto elegante per far parte del reparto arretrato. Talvolta si arrischia a spingersi in avanti, nelle partitelle di allenamento spesso la butta dentro, ma non vuole nulla di più, non cerca nulla di più.

Del resto, per lui le priorità sono altre: dare una mano alla famiglia, portare qualche soldino a casa, in tempi complicati non guasta mai. Christian ha quasi 20 anni, lavora come muratore tutto il giorno e la sera va ad allenarsi, non nutre grandi ambizioni, specie per la sua carriera calcistica. La sua vita va più che bene così com’è.

Eppure, a quanto pare, il destino ha in serbo per lui un percorso diverso.

Un giorno come gli altri, ma che come gli altri non è, la punta del Lipari si infortuna chiamando il mister ad una scelta complicata. Mandare dentro la sua riserva o provare a giocarsi quella rischiosa carta che tiene nascosta nella manica da tempo? Riganò attaccante… Chissà perché, ma l’idea lo stuzzica da un po’. Può quel giovane difensore dai piedi buoni e temibile nel gioco aereo fare un piccolo miracolo? E se fosse un’idea folle? No, via, nella vita bisogna rischiare ogni tanto, e se non rischi in Eccellenza non rischierai mai.

“Christian, ci vai tu in attacco”. Christian obbedisce e segna il gol della vittoria.

Christian Riganò il bomber

Da qui ha inizio la vera carriera di Christian Riganò, che disputa quattro stagioni consecutive da attaccante del Lipari. Quattro stagioni disputate sui campi polverosi di Eccellenza e Promozione, al termine delle quali viene acquistato dal Messina e poi dall’Igea Virtus, squadra di Barcellona Pozzo di Gotto, sempre nel Messinese.

Christian si distingue, specialmente con l’Igea, per la quale segna quasi 30 gol in due stagioni. Ed è qui che avviene il suo primo, piccolo salto di qualità: il Taranto, che milita in Serie C2, lo vuole acquistare.

Per Riganò è un sogno che si avvera, entra a tutti gli effetti a far parte dei professionisti. Vivere di calcio… Solo un paio d’anni prima gli sarebbe sembrato assolutamente impossibile. Niente più cantiere, per lui già questo è un risultato immenso.

E ancora non ha idea del fatto che, in verità, la C2 per lui non è altro che l’inizio.

Con il Taranto Christian gioca due stagioni, segnando più di 40 gol. Tantissimi, davvero, specialmente se a farli è uno che si affaccia al mondo dei professionisti per la prima volta a 26 anni. Con le sue 14 reti nella prima stagione trascina i pugliesi in C1, e lì riesce addirittura a raddoppiare il bottino dell’anno precedente: 28 gol in 37 gare nella terza divisione italiana.

Un trionfo che sarà il preludio ad una insperata catena di successi.

Florentia viola

Nella stagione 2002-2003 arriva infatti la svolta. Ormai il nome di Riganò è conosciuto ben al di là delle coste della Sicilia, Taranto gli ha dato l’opportunità di sbarcare nella penisola, e ora comincia ad avere su di sé gli occhi di squadre che contano… che contano parecchio.

Accade infatti che in quell’anno la Florentia Viola, ovvero il nome con cui si chiamava la Fiorentina negli anni dopo il fallimento societario del 2002, decide di accaparrarsi le prestazioni sportive di quell’ex-muratore delle Eolie che ha ampiamente dimostrato di potersi ricavare uno spazio tra i professionisti del mondo del pallone.

Riganò arriva a Firenze nell’estate del 2002, proprio nel periodo più caldo, la città è furiosa per le scelte societarie di Cecchi Gori che li hanno sedotti e abbandonati. Fino all’anno prima ad indossare la casacca viola c’erano giocatori del calibro di Batistuta, Rui Costa e Toldo, e ora tutt’a un tratto i toscani si ritrovano a girare per i campi di C2, a tentare una disperata scalata che li riporti lassù, in massima serie, nel posto che gli spetta.

Ed è proprio l’insospettabile ragazzo di Lipari a rendersi protagonista di questa scalata: dopo aver accettato di buon grado il declassamento in Serie B pur di giocare sotto la Fiesole, Christian si rivela una tessera preziosissima nel mosaico di quella che è la nuova Fiorentina, una squadra determinata e grintosa alla ricerca del riscatto.

Riganò si presenta alla prima stagione tra i toscani con la strabiliante cifra di 30 gol in 32 gare di C2. Inutile dirlo, diventa immediatamente l’idolo della curva, che ancora oggi non l’ha dimenticato.

Queste sono infatti le parole che il bomber di Lipari ha riservato ai suoi tifosi nell’intervista rilasciata nel 2022 alla Nazione:

"Quando mi fermano per strada mi chiamano ancora ‘bomber’. A Firenze mi salutano sempre così. Sono andato in trasferta a Milano, ero nel pullman con i tifosi. In curva hanno cantato il coro con il mio nome come ai vecchi tempi, uno spettacolo."

Dunque, 30 gol, dicevamo. 30 gol che trascinano la squadra alla promozione… direttamente in Serie B. Eh già, perché quando il destino ti sorride può capitare che ci si metta anche un pizzico di fortuna a darti man forte. Al termine della stagione 2002-2003, infatti, in seguito al celebre caso Catania e al fallimento del Cosenza, ad essere ripescata addirittura dalla C1 è proprio la Fiorentina, per meriti sportivi e bacino d’utenza.

Christian Riganò si ritrova così di colpo nella serie cadetta, a un passo dal vertice assoluto del calcio italiano…

In catena

Chi arrampica avrà familiarità con l’espressione. Quando si risale la superficie scoscesa di una falesia, se si è bravi e si riesce ad arrivare in cima, si attacca l’ultimo moschettone ad una catena posta al termine della parete. Quel gesto è la certificazione evidente della riuscita del percorso di arrampicata, è il momento in cui chi sale può lanciare uno sguardo in basso e magari stupirsi della strada percorsa.

L’ultimo tratto di arrampicata Christian lo compie nella stagione 2003-2004, in Serie B, indossando ancora la maglia numero 9 della Fiorentina.

Quell’anno segna ancora una volta una valanga di gol, 23 per la precisione, e tra questi i tifosi viola ricorderanno probabilmente la bellissima semirovesciata nella partita vinta per 2 a 0 sul campo del Como nel marzo del 2004.

Ormai Riganò è famoso in tutta Italia, e a fine stagione la sua favola si completa. La Fiorentina, arrivata sesta in campionato, si aggiudica un biglietto per quello che fu un esperimento molto discusso e non più ripetuto: lo spareggio interdivisionale col Perugia, arrivato quartultimo quell’anno in Serie A.

A tutti quell’inedito esperimento sembra un contentino dato alla squadra della seconda serie il cui esito in realtà è già scritto. E invece, inaspettatamente, la spuntano i viola.

Sono due gol di Fantini a regalare alla Fiorentina il passaggio del turno: bomber Riganò non può prendere parte allo spareggio per un infortunio ai flessori, ma alla fine i toscani riescono a farcela anche senza il loro ariete.

Christian Riganò, al termine di una scalata durata 8 anni, si ritrova a giocare in Serie A. Niente male per uno che fino a 5 anni prima faceva il muratore.

In Serie A Christian ci rimane per 4 stagioni. Di mezzo c’è il campionato del 2007-2008 disputato in Liga con il Levante, mentre in Italia, oltre che ovviamente della Fiorentina, l’attaccante veste le maglie di Empoli (dove gioca insieme ad una nostra conoscenza, Ciccio Tavano), Messina e Siena. Anche lui, insomma, come Ciccio si innamora della Toscana e trascorre gli anni migliori della sua carriera tra questa regione e la sua terra d’origine.

La stagione con i Messinesi, nella sua Sicilia, è la migliore tra quelle disputate nel massimo campionato italiano: addirittura 19 reti in 27 partite, un bottino importante che per poco non gli vale la convocazione in Nazionale. Purtroppo all’ultimo il CT Donadoni cambia idea, e quella mancata chiamata purtroppo sempre un piccolo rimpianto del nostro Christian.

Il resto e.. alcune considerazioni

A questo punto, la favola di Christian è compiuta. Negli anni successivi a queste felici stagioni in Serie A parlano di un normalissimo e fisiologico ridimensionamento del bomber siciliano. Non va dimenticato infatti che Riganò arriva in Serie A a 30 anni, e i suoi 19 gol con la maglia del Messina li mette a segno alla soglia dei 33.

Negli ultimi anni di carriera, l’attaccante passa per Ternana, Cremonese, Rondinella (Firenze, quindi) e tante piccole squadre toscane come Montemurlo, Audax Montevarchi, Settignanese ed Incisa.

Appende gli scarpini al chiodo nel 2015, cominciando la sua carriera di allenatore come tecnico della Settignanese.

Riletta così, la storia di Christian ci appare veramente come la realizzazione di un sogno incredibile. L’idea che un ragazzo di Lipari, nelle Eolie, un’isola dove mancano le strutture e le squadre che normalmente permettono ad un promettente calciatore di emergere, sia arrivato a giocare con estremo successo in Serie A dopo aver lavorato come muratore fino a 25 anni, è semplicemente strabiliante.

Le storie come quella di Christian Riganò, come quella di Riccardo Zampagna (di cui vi abbiamo parlato non molto tempo fa), esistono per darci speranza. Per ricordarci che a volte anche i sogni più improbabili e irrealistici possono concretizzarsi, se ad accompagnarci lungo la strada c’è quel giusto mix di impegno e fortuna che comunemente chiamiamo destino.

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