Calcio Indiependente: quando il pallone incontra la musica indie
Da sempre vanno a braccetto, fondendosi con disarmante naturalezza. Esistono canzoni con espliciti riferimenti al calcio, artisti etichettati sulla fede calcistica. Brani che risuonano all’interno degli stadi, veri e propri inni per milioni di appassionati.
A volte si sceglie la melodia, i tifosi capovolgono il testo da cantautori. Inutile girarci intorno, la musica gasa anche i protagonisti in campo. Cuffie e canonica playlist prima del match. Diversi calciatori si sono reinventati musicisti, appesi gli scarpini al chiodo. Evolvono epoche, musicali e sportive, il binomio consolida vincente.
Una corrente si è diffusa più di recente, intrecciandosi meravigliosamente col mondo del pallone: l’indie. Più che sull’indipendente produzione discografica, che dà originariamente il nome al fenomeno, si è affermato come un vero e proprio genere, intermedio fra alternativo e pop. Rivolto inizialmente a una nicchia, si è sviluppato fino a coinvolgere differenti generazioni. Nuova forma di stile, valori e aspetto, caratterizzante artisti e ascoltatori.
E il calcio? Nei testi indie i richiami a questo sport sono molteplici, tremendamente nostalgici e romantici.
Il calcio nella musica indie: metafora, nostalgia e romanticismo
Il pallone, un giocatore o una partita, possono incarnare una metafora. E’ così che, “Sei la Nazionale del 2006” diventa un dolcissimo apprezzamento alla persona amata.
I Thegiornalisti avevano già pubblicato “Mare Balotelli”. Mario Balotelli, il simbolo della modernità ripudiata, opposta all’autenticità del mare. In “Maradona y Pelé”, canzone di simboli e miti, il gruppo confessa: “Maradona è megl’ ‘e Pelé”.
Anche i Canova rievocano il Pibe de Oro, dedicandogli un brano. L’allegoria del calcio utilizzata anche da Calcutta, malinconico quando legge sul giornale il Frosinone in Serie A. Originario di Latina, sorride amaro ai trionfi della squadra rivale. Tutto scorre, nel bene e nel male. Dedica una canzone a Dario Hubner, per riavvicinarci al calore degli affetti. Hubner preferì Piacenza ai soldi, restando vicino a Crema, la città della moglie.
Qui scende una lacrima, il parallelismo calcio-amore nella scenda indie è pane quotidiano.
Indie e calcio innamorato: l’amore raccontato attraverso il pallone
Il calcio è una forma d’amore, lo sanno i cantautori cresciuti col pallone. Un esempio? Galeffi, romanista sfegatato, ringrazia una lei per farlo spesso sentire “Tottigol”. Il suo idolo, anche titolo del brano, inserito all’interno del disco “Scudetto”.
Concetto rilanciato dai Legno e Cimini che nel feat affermano: “Sei bella come i gol di Chiesa in nazionale”, dedica perfetta dopo la conquista dell’Europeo.
Ed Ernia? Gli si ferma il battito, l’incontro per strada sembra un derby di coppa, un Superclassico. Sì ma l’amore può far male. Chiedetelo a Mameli, in “Non ci sei più” elenca una serie di ricordi che non tornano. Tipo MSN, il festivalbar, le cassette VHS. “Come Zanetti a destra, tu non ci sei più”.
O agli stessi Legno. Ne “I goal di Weah”, cantano nostalgicamente: “Come la Serie A, romantica, come il Festivalbar degli anni 90, i goal di Weah, i capelli di Rodman, sei tutto quello che mi manca”.
Il calcio nell’indie come strumento di riflessione sociale
Il calcio non solo come veicolo sentimentale, anche strumento di dibattito.
Emerge una vena polemica in Willie Peyote quando, in “Mai dire mai”, canta: “Riapriamo gli stadi, ma non teatri né live, magari faccio due palleggi, mai dire mai”. Una critica che si inserisce all’interno delle riaperture che hanno segnato l’epoca pandemica.
Dimartino, palermitano DOC, raffigura “la maglia rosanero, appesa al buio d'un cortile” in Liberarci dal male. Inappuntabile Francesca Michielin, che ne “La Serie B” paragona la discesa in cadetteria del suo Vicenza alle esperienze aride che non concedono uscita, alle seconde chance mancate.
I gol della Serie B che, visti da un ragazzo, in “Don’t Worry” diventano per i Boombdabash un simbolo di speranza e rinascita. Meno ottimista Tananai. In “Calcutta” infatti canta: “Se potessi giocare un po’ meglio col pallone, adesso probabilmente sarei Esteban Cambiasso”. Interista DOC, sfrutta l’idolo d’infanzia per palesare gli ostacoli frapposti alla propria vocazione. L’impressione di essere bravi in tutto, ma abbastanza in niente. La beneamata Inter ricorre spesso.
Ecco i Pinguini Tattici Nucleari, in “Fuori dall’Hype” cantano: “Stretti i pugni e duro il muso, tifo Inter da una vita”. In “Puoi”, feat. Fulminacci, contestano anche i problemi della nostra età: tra questi, i rigori che si negano al VAR. Dalla sponda giallorossa, Carl Brave, in “Eccaallà” elenca una serie di eventi che ritornano sempre.
Come l’ex di cui non ti frega niente, gli scarti su Tinder, Sanremo con le sue pagelle. O come “il pareggio con l’Inter”, a cui i romanisti hanno fatto il callo. C’è chi invece, come Coez in “Domenica”, auspica un weekend leggero e spensierato.
“Niente stadio, né partite, una coda patetica”. E chi glielo spiega Ex-Otago? Gruppo talmente genovese da intitolare il disco “Marassi”, storico quartiere dello Stadio Luigi Ferraris. Contrapposti soltanto dalla fede calcistica, si dividono fra Samp e Genoa. Chi lo dice a Bresh? Ha un vero e proprio “Guasto d’Amore”, se vede il Grifone. All’ombra della Lanterna, quei colori “che cadono in mare quando il sole tramonta senza salutare”.
Il calcio smuove, emozioni e sentimenti, i rappresentanti indie lo indirizzano sui temi più profondi e intimi della quotidianità. Di richiami a bizzeffe, il connubio funziona.
Calcio e musica indie oggi: social, trend e contaminazioni
Non solo nei testi, l’asse si consolida anche sui social. Diffuse le collaborazioni tra squadre e artisti, come a Torino, Willie Peyote lancia una maglia granata (riferimento Toro) per il decennale di “Educazione Sabauda”.
Passione telecronaca con Tommy, sponsorizza il nuovo disco (“Casa Paradiso”) con l’intro personalizzata targata Caressa-Bergomi. E’ subito Berlino 2006. A proposito di telecronisti, Pierluigi Pardo è fra i più vicini al genere. Si diletta nella musica, pizzicato di recente tra la folla del concerto de I Cani, quel Niccolò Contessa fra i padri del fenomeno.
Giocano un ruolo chiave anche i trend, spopola su Tik Tok “Non è mica te” di Eddie Brock. Rivolto al fascino delle relazioni finite, si trasforma in sdolcinata melodia per i miti che hanno cambiato casacca. Ognuno ha il suo, Lapadula, Luis Alberto o Maradona, poco importa, rievocano ricordi assolutamente personali.
Spopolano artisti emergenti, la fame di affermarsi e il batticuore del pallone. Vedi Seltsam, dalle canzoni in cameretta, alla sua “Mille Risse” ascoltata con la pelle d’oca all’Olimpico, prima di un match della Lazio. E “Tifiamo da morire” di Michelangelohwk? Canzone romantica, adatta sia nel tifo che nelle relazioni, è un successo social. E DAZN la utilizza nelle intro della Serie A.
Non solo giovani artisti, anche i “mostri sacri” della scena rivestono (inconsapevolmente) una posizione fondamentale nel virtuale consolidamento del legame. “Frosinone” o “Destri”, colonne sonore del calcio nostalgia. Rimbalzano virali le sfuriate alla Juventus di Max Allegri, tanto manca ai tifosi juventini.
Sulle note di Flavio Bruno Pardini, in arte Gazzelle, senza neanche volerlo, o immaginarlo. Un incastro spontaneo, quando musica e sport giocano sullo stesso piano, quello della passione.
E allora, “Non è colpa mia, non è colpa tua”. Nessuno è colpevole, Calcio-Indie, un meraviglioso “Superclassico” da cui è impossibile sfuggire.
Racconto a cura di Simone Sebastiani