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Udinese, tradita da un cucchiaio

Un vero e proprio incubo sportivo, quello vissuto dai bianconeri friulani nell’estate 2012. Dopo la grande delusione europea vissuta nella stagione precedente, l’ingresso nell’elitè del calcio sembrava finalmente realtà. Poi, dal dischetto, si presenta un “mago” sconosciuto …
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L’episodio di oggi ci porta in Friuli, rigorosamente con l’accento sulla U, nella città che ospita uno dei club più antichi d’Italia: Udine.

Fieri, testardi e lavoratori, i tifosi bianconeri sventolano le bandiere “Fuarce Udin” da diversi anni nella massima serie italiana, ammirando campioni come Zico, Oliver Bierhoff e il giocatore simbolo del club Totó Di Natale. E, gran parte del merito,  va a una proprietà lungimirante.

L’imprenditore e patron Giampaolo Pozzo ha infatti dato vita a un vero e proprio modello creato grazie a una rete di osservatori tra i migliori al mondo, la valorizzazione dei talenti e la cessione dei giocatori  al momento giusto.

Certo, questo significa non essere mai realmente competitivi per vincere, ma al giorno d’oggi per una cittadina di 100 mila abitanti sedersi da decenni al tavolo del calcio che conta è un vero privilegio.

Con queste doverose premesse, arriviamo alla nostra storia.

Bentornato Guidolin!

È la stagione 2010-11 quando Francesco Guidolin, uno dei più grandi allenatori e signori del calcio italiano, torna sulla panchina bianconera dell’Udinese.

E grazie a un Di Natale sontuoso capocannoniere del torneo con 28 reti, l’Udinese centra un quarto posto che significa preliminari di Champions.

Risultato storico e città in festa, ma la gioia durerà davvero poco. Il modello  Pozzo miete infatti  le sue vittime, con  i grandi protagonisti Sanchez, Inler e Candreva ceduti nel mercato estivo.

Come se non bastasse, la  dea bendata volta le spalle agli eroi della nostra storia con un sorteggio proibitivo chiamato Arsenal. La Champions sfuma inevitabilmente, e la squadra friulana si prepara a un’annata in totale anonimato con l’obiettivo salvezza. O almeno, così doveva essere.

Inizia quindi la Serie A 2011-12, quella di una squadra smembrata, delusa dal sogno europeo svanito, sulla carta decisamente inferiore rispetto alla stagione precedente.

Ma l’accoppiata GuidolinDi Natale non ha nessuna intenzione di smettere di stupire e far sognare, e all’ottavo turno l’Udinese è al primo posto. Incredibile. La provinciale dei miracoli è sempre lì, a lottare per le posizioni di vertice esprimendo un gran calcio.

E così, con Juve e Milan a contendersi lo scudetto, dopo una serie di risultati incredibili messi a referto dai nostri  protagonisti odierni  assistiamo a una volata al cardiopalma tra quattro squadre per la terza piazza. Si perché, come se non bastasse, i posti per entrare in Champions sono diventati tre (anziché quattro) ”grazie” al ranking.

Udinese, Napoli, Inter e Lazio danno quindi  vita a una battaglia senza esclusione di colpi per tutto il girone di ritorno, poi succede l’impensabile.

I friulani infilano 4 vittorie nelle ultime 4 giornate contro Lazio, Cesena, Genoa e Catania e spediscono in Europa League le tre rivali più attrezzate e blasonate.

Di Natale firma 23 reti e i ragazzi di Guidolin l’hanno fatto ancora: preliminari di Champions League per il secondo anno consecutivo dopo uno dei finali di stagione più avvincenti di sempre.

Questa è la volta buona per entrare nell’Europa che conta, deve essere così, anche perché il sorteggio è decisamente alla portata: Sporting Braga.

Quel maledetto cucchiaio

Arriva quindi agosto, e la prima partita è in Portogallo. 1-1 e tutto rimandato. A questo punto, non potevo più essere indifferente. Compro il biglietto per andare allo Stadio Friuli e arrivo a Udine per festeggiare insieme al popolo friulano un traguardo storico.

La città è pronta alla festa, lo stadio è gremito. 25’ minuto, Fabbrini danza al limite dell’area e con un tocco morbido trova Dusan Basta, cross in mezzo e tuffo di Armero che segna un gran gol di testa. Fuarce Udin, ci siamo quasi. Poi la pressione si fa sentire per i padroni di casa, con il Braga che domina la seconda frazione infrangendosi su un muro chiamato Brkic prima di trovare il gol del pari al minuto ‘71. Gelo estivo.

Tempi supplementari anonimi e calci di rigore. Quei maledetti tiri dal dischetto. Nessuno sbaglia, ma proprio nessuno. E poi, arriva “o mago”. Un mago qualsiasi, un mago anonimo, uno mago che non ha proprio niente di magico. Uno sconosciuto brasiliano che doveva palesarsi in quella serata estiva per infrangere il sogno di una città intera.

Uno che non potrebbe essere nemmeno l’apprendista del Mago che abbiamo celebrato nel precedente episodio dei nostri Sogni Infranti, quello sul Borussia Dortmund

Il metodo Pozzo, che ha regalato grandi gioie, ora è artefice della disfatta. Perché questo presunto talento di nome Maicosuel con quell’inspiegabile soprannome, arrivato per 5 milioni a Udine pochi giorni prima della partita più importante della storia recente del club, si presenta sul dischetto e disintegra la sua carriera e il morale di tutti i tifosi provando il cucchiaio. Proprio così. Il cucchiaio. Portiere immobile che blocca senza difficoltà, lasciando uno stadio intero senza parole, e qualificando il Braga in Champions League.

Guidolin, affranto, ha commesso l’unico errore di designarlo tiratore nella speranza di essere ripagato dalla spensieratezza del ragazzino. I giocatori, in lacrime, sono consapevoli dell’irripetibile occasione persa. Esco dallo stadio in un clima di apatia totale, e torno a casa ripensando a quello che avevo appena visto.

Un’ingiustizia sportiva, con un modello che si è ribellato a se stesso.

Un campione e un signore, Di Natale e Guidolin, che avrebbero meritato l’Europa che conta, distrutti da un ragazzino presuntuoso, un mago senza bacchetta.

" Dopo anni non riesco ancora a sputarlo fuori. Mi perseguita. Non gli ho chiesto perché aveva fatto quel cucchiaio. Ma l’errore era stato mio, tra i cinque rigoristi avrei dovuto mettere chi aveva portato la squadra fin lì, non l’ultimo arrivato. "
Francesco Guidolin
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