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Vanni Sartini, l'allenatore del futuro

Alla scoperta dell’allenatore dei Vancouver Whitecaps, capace già di vincere due titoli con il club canadese. Partito dai campi dilettantistici fiorentini e formatosi tecnicamente a Coverciano. Prima di volare oltre oceano, per vivere il proprio sogno americano.
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Vanni Sartini - Illustrazione Tacchetti di Provincia

Se a un ideatore di videogiochi chiedessero di creare l’immagine di un allenatore italiano, probabilmente lo avrebbe fatto a sua immagine e somiglianza. Occhi profondi, sopracciglio voluminoso, carattere tra il vulcanico e il guascone, spesso in polemica con il direttore di gara (tanto da dichiarare, in un post partita, “se domani trovassero l’arbitro annegato probabilmente sarei uno dei sospettati”, beccandosi sei giornate di squalifica) e con tanto di t-shirt motivazionale, con la scritta “andiamo!” in bella vista.

La verità, però, è che Vanni Sartini, ex calciatore dilettante e ora allenatore in Major League Soccer dei Vancouver Whitecaps, è molto di più del classico stereotipo dell’italiano medio. È un self-made-man che, con sacrifici, studio, devozione e preparazione, è riuscito a diventare un apprezzatissimo allenatore, che in bacheca può già esporre ben due Canadian Championship, vinte consecutivamente nel 2022 e nel 2023.

Partendo dal basso, dai campi di provincia fiorentini. Passo dopo passo. Fino a vivere il proprio personalissimo “sogno americano”.

Fantini e sartini

Fabio Capello sostiene che “per essere un fantino vincente non devi per forza essere prima stato un cavallo”, portando acqua al mulino di chi dice che non è detto che i bravi allenatori debbano per forza essere prima stati dei fuoriclasse con la palla tra i piedi. Perché sì, ci sono Ancelotti, Guardiola e Conte; ma anche Sacchi, Sarri e Mourinho, eccellenti manager che non possono vantare percorsi da giocatori ad altissimi livelli.

La carriera calcistica (da portiere) di Vanni Sartini può comunque essere considerata come onesta ed onorevole, pur senza contare presenze tra i professionisti, accompagnata costantemente dallo studio, fino alla laurea con aggiunta di master in management dello sport. Sarà proprio lo studio ad accompagnare il buon Vanni, nato a Firenze nel novembre del 1976, per tutto il corso della propria carriera. Anche oggi, che è head coach a Vancouver, non smette di aggiornarsi, di ricercare, di scoprire elementi nuovi ogni qualvolta gli è possibile.

Un imprinting datogli sicuramente da Coverciano, il fertilissimo centro federale italiano, sito proprio nel capoluogo toscano, dove Vanni entra a 27 anni, per far parte del team del Centro Studi e Ricerche, con l’incarico di sondare le novità tattiche che negli altri Paesi stanno prendendo piede.

Questo lo porta sì distante dal suo Mezzana, squadra pratese di Prima Categoria in cui ha mosso i primi passi da allenatore, ma gli dà la possibilità di girare il Mondo, entrando in contatto con i migliori allenatori per studiarne metodi e filosofie, da divulgare poi ai colleghi più affermati.

Un’attività apprezzatissima, soprattutto da Renzo Ulivieri, una specie di papà degli allenatori italiani, il primo a riconoscere in lui grandi doti. Nel 2010 viene istituito lo Uefa Study Group Scheme (oggi detto più comunemente “Uefa Share”), un programma di scambi culturali organizzato dalla federazione calcistica europea, in cui Sartini partecipa come ambassador italiano, su consiglio proprio del buon Renzo. Sarà una tappa fondamentale per il suo processo di crescita come allenatore, che lo vede comunque iscritto anche ai corsi UEFA A e UEFA B.

Da Nicola agli USA

In uno di questi corsi entra in contatto con Davide Nicola, lui sì ex giocatore ad alti livelli, con le maglie di Genoa e Torino soprattutto. Profondo conoscitore di calcio e di uomini, che quando viene scelto nominato allenatore del Livorno chiede proprio a Vanni di seguirlo, affidandogli dapprima incarichi di analisi tattica e in seguito scegliendolo come proprio collaboratore personale.

La carriera di Nicola è appena agli inizi, ma parte a razzo, dal momento che al primo anno riesce nell’impresa di riportare i labronici in Serie A dopo 3 anni di purgatorio in cadetteria. L’anno successivo verrà poi esonerato e richiamato dal presidente Spinelli, senza tuttavia riuscire ad evitare la retrocessione e l’amaro ritorno in Serie B.

Quando mister Nicola, nel novembre del 2014, viene chiamato dal Bari per sostituire Devis Mangia, una delle prime telefonate che fa, per mettere insieme il proprio staff tecnico, la effettua proprio a Vanni, a cui chiede di seguirlo in Puglia.

Questo però è costretto a rifiutare. Perché nel frattempo ha intravisto un enorme possibilità di crescita accettando la chiamata della federazione statunitense, alla ricerca di allenatori europei che possano far crescere il soccer a stelle e strisce.

È così che Sartini finisce a Vancouver, nel sud-ovest canadese, dove viene nominato vice-allenatore e responsabile del settore giovanile dei Whitecaps, club della Major League Soccer reduce da un profondo restyling societario, che ha portato nuovi finanziatori nel board, tra cui il presidente della Seagate Stephen Luczo, il fondatore di Yahoo Jeff Mallett e l’ex stella del basket Steve Nash.

I dollari, insomma, ci sono. Ora servono le idee. E l’ambizioso club canadese punta su figure giovani e preparate per diventare una delle migliori squadre del Nord America.

Il campo però, impietoso, regala diverse amarezze ai Caps, che nel 2018 mancano l’accesso ai playoff, e l’anno successivo terminano all’ultimo posto nella propria Conference, venendo anche eliminati in Coppa dal modesto Cavalry FC.

Il 27 agosto 2021 il tedesco Axel Schuster, nuovo direttore sportivo del club, decide di esonerare l’allenatore Marc Dos Santos per affidare la panchina proprio a Vanni Sartini, chiedendo all’allenatore fiorentino di risollevare una squadra precipitata in penultima posizione.

Inizia qui il vero capolavoro del mister

Vanni decide per un cambio tattico, nemmeno troppo graduale. Già alla seconda partita si accorge che la squadra non funziona con il 4-3-3 impostato dal suo predecessore. Si passa così al 3-5-2. Alla squadra fa svolgere sedute di tattica a ripetizione, cose che oltre oceano si sono fin lì viste molto di rado. E i ragazzi iniziano innanzitutto a fidarsi del proprio allenatore, successivamente anche a seguirlo nelle sue idee di calcio.

I Caps a fine campionato centrano una clamorosa qualificazione ai playoff, uscendo poi al primo turno contro lo Sporting Kansas City. Ma il risultato convince la proprietà a rinnovare il contratto con il proprio allenatore fino al 2023.

L’estate successiva, nel 2022, si disputa la Canadian Championship, torneo extra-calendario rispetto alla MLS, comprendente soli squadre canadesi. Gli ovvi favoriti sono i Toronto Football Club, allenati dall’ex ct della nazionale USA Bob Bradley, che hanno recentemente attratto dalla nostra Serie A giocatori come Mimmo Criscito, Lorenzo Insigne e Federico Bernardeschi.

I Caps di Sartini eliminano nell’ordine Valur, la bestia nera Cavarly e York, approdando quindi alla finale. Dove riescono a imporsi ai rigori proprio contro la più quotata Toronto. Riuscendo così a riportare a casa il trofeo a 7 anni di distanza dalla prima e ultima volta.

Sartini viene celebrato come un eroe, e si ripete l’anno successivo, nel 2023. Non più contro Toronto, eliminata in semifinale, ma contro il Montreal, una squadra multinazionale guidata dall’argentino Losada.

Con una squadra priva di grandi stelle (in un campionato capace di attrarre gente come Messi), in cui il talento più cristallino è rappresentato dal trequartista scozzese Ryan Gauld (con all’attivo la bellezza comunque di zero presenze in Nazionale) ma con la forza delle idee frutto di anni di studio, ricerca e aggiornamento, Vanni è riuscito a portare il club a livelli che parevano irrangiungibili.

Dando ulteriore prova del principio dell’”Italians do it better”, forte ormai di evidenze quasi scientifiche.

Non sappiamo quale sarà il destino di questo 47enne allenatore toscano, che a Vancouver, in ogni caso, dice di vivere molto molto bene. Non sappiamo le logiche del calcio dove porteranno la sua conoscenza e il suo know-how. Sappiamo solo che lui non smetterà mai di studiare, di aggiornarsi e di migliorarsi. Delineando una figura che potremmo tranquillamente definire come “allenatore del futuro”.

Rimanendo però sempre il mister guascone che incita i suoi da bordo campo con l’oramai iconica t-shirt con scritto: ANDIAMO!

Racconto a cura di Fabio Megiorin

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