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Pasquale luiso, il toro nella corrida europea

Nella stagione 1997/1998 nessuno pareva potesse fermare, in Italia e in Europa, la voglia di gol del Toro di Sora al secolo Pasquale Luiso.
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Pasquale Luiso - Illustrazione di Tacchetti di Provincia

“Murgita non basta”

Dev’essere stata più o meno questa la conclusione a cui sono giunti Francesco Guidolin, Sergio Vignoni e Sergio Gasparin, rispettivamente allenatore, direttore sportivo e direttore generale del Vicenza Calcio.

Siamo nell’estate del 1997 e i tre sono riuniti intorno a un tavolo, in mezzo al quale troneggia la Coppa Italia vinta qualche settimana prima ai danni del Napoli, e stanno programmando la successiva stagione della squadra berica, che li vedrà impegnati, oltre che nel conquistare una salvezza in serie A il più tranquilla impossibile, anche nel palcoscenico europeo, in Coppa delle Coppe. Seconda volta nella storia del club, dopo il secondo posto del “Real” Vicenza del 1978, che portò a un cameo in coppa Uefa, subito eliminati dal Dukla Praga.

A quella riunione ne seguiranno molte altre. Un solo nome guadagna il consenso di tutti e 3 per guidare l’attacco del Lane nella stagione ventura: PASQUALE LUISO.

Luiso, detto “Il Toro di Sora”, è un centravanti che più centravanti non si può. È nato a Napoli e cresciuto ad Aversa, e proprio nel Sora, dove per la prima volta mister Di Pucchio lo pone al centro dell’attacco, si è imposto come uno degli elementi più promettenti della categoria.

Caratteristiche principali: eccellente colpo di testa, senso del gol innato. Per buttare la palla in porta sarebbe disposto a tagliarsi qualche parte superflua del corpo.

Reduce da due ottime stagioni: ad Avellino, in serie B, dove con 19 gol non riesce a salvare i Lupi dalla retrocessione; e a Piacenza, in serie A, dove ha dimostrato di poterci decisamente stare, nella massima serie. 14 reti in 32 partite, inclusa una rovesciata pazzesca a sua maestà il Milan, gol che viene consegnato inevitabilmente alla sezione “Gol più belli della storia del calcio italiano”.

Luiso sia allora. Con Murgita che farà il viaggio in direzione opposta.

Un toro all’ombra dei colli Berici

Sarà un matrimonio memorabile, che farà innamorare Luiso e la città del Palladio per sempre, l’uno dell’altra.

I tifosi biancorossi impazziscono subito per Pasquale. Come fai a non innamorarti di un giocatore così? Un gladiatore, sempre col coltello tra i denti, lavora tantissimo per la squadra. E poi con quel carattere fumantino sembra davvero essere uno di noi, distante da stereotipi ed etichette.

Ma questo bomber di provincia reggerà l’impatto europeo? Questo self-made man passato in pochi anni dagli scassati campi della Serie D laziale a ritrovarsi al cospetto di difensori come Cannavaro, Thuram, Maldini, Nesta, riuscirà a segnare e far segnare anche in Europa?

Chi se lo domandava, con la bocca anche un po’ storta credendo di sapere già la risposta, a fine anno dovrà recarsi al cospetto di Pasquale, togliersi il cappello e chiedergli scusa.

L’Europa ai suoi piedi

Prima partita ai sedicesimi di finale, avversario il Legia Varsavia: 2-0 al Menti (Luiso segna il primo gol), 1 a 1 in Polonia. Avanti.

Ottavi di finale. Si va in Ucraina ad affrontare lo Shakhtar Donetsk. Vittoria 3 a 1 là (doppietta di Luiso) 2 a 1 qua ( al 24esimo ancora Luiso). Avanti ancora.

Quarti di finale. Roda Kerkrade. Una passeggiata. Zingarata in Olanda, 4 a 1 in favore dei biancorossi (oltre ai gol di Belotti e Otero, doppietta di Pasquale Luiso); tripudio al Menti, dove termina addirittura 5 a 0, e dove il primo gol, manco a dirlo, è ancora del Toro di Sora. E chi li ferma più?

Semifinali. Chelsea.

Ahia. Qui l’ostacolo è davvero imponente. Il Chelsea allenato da Gianluca Vialli è ben distante dall’essere la corazzata che qualche anno dopo Abramovich costruirà, ma è ben altra cosa rispetto alle squadre fin lì affrontate dalla truppa di Guidolin.Oltre a Vialli (sì perché oltre ad allenare, gioca) c’è Magic Box Gianfranco Zola, c’è il capitano Danny Wise, l’uruguagio Gus Poyet.

L’andata è prevista allo stadio Menti di Vicenza. Una serata che si consegna di diritto alla storia dell’intera comunità berica, e in cui il Vicenza compie un’ autentica impresa, battendo i Blues 1 a0 grazie a un capolavoro di Zauli dopo poco più di un quarto d’ora. Wow.

Il video della semifinale di andata di Coppa delle Coppe tra Vicenza e Chelsea

Ora bisogna andare a giocare là. Allo Stamford Bridge. A Londra. In una città dove, indipendentemente dal calcio, tutto è possibile. In un’ atmosfera unica. Alla ricerca di un biglietto con destinazione Stoccolma, dove al Rasundastadion il 13 maggio 1998 è in programma la finale.

Chi si aspetta un Vicenza guardingo, intento a conservare il vantaggio, resta ben presto deluso. I ragazzi di Guidolin sono spavaldi, giocano senza paura. E al minuto numero 32 vanno pure in vantaggio. Palla contesa tra due vicentini e che termina in fondo alla porta di De Goey. Uno dei due parte a zittire tutto il pubblico inglese. Ha segnato lui. È Luiso! Ancora lui. 8 gol in totale (capocannoniere della competizione). Se ne aggiungono altri 8, segnati in campionato, e fanno 16.

E segnerà ancora, poco più tardi. Ma l’indecente arbitro francese Batta, mal coadiuvato dal segnalinee, annulla ingiustamente.

Quello che succede dopo è il solito imponderabile che puntualmente accade nel gioco del calcio. Il Chelsea, che per passare ora deve comunque fare 3 gol, segnerà prima con Poyet, poi con Zola e infine con Hughes. Passerà immeritatamente il turno e vincerà la coppa contro il modesto Stoccarda.

Tutti i gol di Pasquale Luiso e del Vicenza nella Coppa delle Coppe del 1997 – 1998

Ma, come si dice in questi casi, perché rovinare una bella storia con la verità?

Quell’edizione, quella coppa, rimarrà per sempre il momento in cui Vicenza ha posto per sempre il suo spillo nell’atlante geografico del calcio. In cui Guidolin ha sublimato la sua personale creazione, con una squadra presa in serie B e portata fino ai palcoscenici più prestigiosi del calcio europeo.

E, non ultimo: quel meraviglioso viaggio consacrò per sempre il talento, la classe e la grinta di Pasquale Luiso. Il Toro di Sora. Mai matato da nessun difensore, nemmeno nella corrida europea.

Leggi subito il nostro racconto sulla grande cavalcata del Vicenza in Coppa della Coppe, clicca qui

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