Salta al contenuto principale
TDP Originals

Ze Maria, all’ombra di Cafu

Se non fosse stato per la contemporanea presenza del terzino ex Roma e Milan, chissà la carriera in Nazionale di Ze Maria come si sarebbe evoluta.
Image
Zè Maria - Illustrazione di Tacchetti di Provincia

Josè Marcelo Ferreira contro Lucio Anneo Seneca.

No, non è un anacronistico incontro di pugilato. Ma semplicemente un contradditorio che si potrebbe venire a creare, qualora il primo (che nel mondo del calcio verrà conosciuto da tutti come Ze Maria) incontrasse il secondo.

Seneca sosteneva che “ la fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’opportunità”.

Ze Maria avrebbe qualcosa da obiettare in merito a questo aforisma. Talento ne aveva, quando era un terzino brasiliano dai piedi molto educati. Le opportunità pure, le aveva colte e fatte sue. Un pizzico di fortuna, quella sì è mancata.

La fortuna di non nascere e crescere calcisticamente in epoca contemporanea a quello che forse è stato il miglior terzino destro nella storia della nazionale brasiliana, sicuramente il più vincente: Marcos Evangelista De Moraes. O meglio, Cafu.

Sì perche se non fosse stato per la contemporanea presenza del cannibale numero 2, campione del mondo nel 1994 e nel 2002 (quest’ultima coppa alzata da capitano), Ze Maria avrebbe potuto avere ben’ altra fortuna con la maglia verdeoro.

Non che non ne abbia avuta, sia ben chiaro. 26 presenze e un gol con la Nazionale maggiore non tutti possono permettersele. Il suo palmares conta inoltre un bronzo alle Olimpiadi di Atlanta 1996, una Copa America e una Confederations Cup vinte entrambe nel 2007. Ma mai una gioia mondiale, nemmeno una convocazione.

La maledizione mondiale

Poteva andarci nel 1998 (la Panini lo mise pure nell’album delle figurine dedicato alla rassegna), ma gli venne preferito, ovviamente per fare da riserva a Cafu, un certo Zè Carlos, il cui proseguimento di carriera rimane tuttora avvolto da un alone di mistero.

Non ci andò nemmeno nel 2002, quando la numero 13 se la prese Juliano Belletti.

Che peccato! Eppure si parla di un giocatore che, sebbene abbia dismesso gli scarpini nel 2009, sarebbe attuale anche ora, nel calcio moderno incorso in profondi cambiamenti.

Terzino destro, ottima corsa, piede educatissimo che gli permette non solo di far spiovere verso l’area deliziosi cross per le punte, ma anche di incaricarsi della battuta di maligni calci di punizione.

Poca attitudine difensiva, quella sì. Ma è una prerogativa comune a quasi tutti i terzini verdeoro. Basti pensare ai vari Serginho, Dani Alves, Marcelo. Se tratta di spingere, “avanti tutta”. Quando c’è da difendersi bassi, il naso comincia a prendere una evidente piega verso destra.

Zè Maria e l’Italia

Qui in Italia lo ricordiamo con la maglia del Parma, con cui sfiorò lo scudetto 96-97.

Poi a Perugia. Male la prima esperienza, causa poco feeling con i pragmatici Castagner e Boskov. Benissimo la seconda, dopo un breve ritorno in Brasile. Serse Cosmi schiera lui a destra e Fabio Grosso a sinistra nella sua linea a 4, e il Grifo vola in Europa a vincere l’Intertoto.

A 31 anni l’occasione di approdare in una big, con la chiamata dell’Inter. Ma su quella fascia già vige il dominio incontrastato di capitan Zanetti. Uno che se il campionato fosse composto di 80 e più partite, in stile NBA, le giocherebbe comunque tutte. Le occasioni per Ze Maria di ritagliarsi uno spazio importante latitano, ma riesce comunque a dare il suo contributo nella costruzione del tavolino che assegnerà ai nerazzurri lo scudetto 2005-2006.

La sua Umbria

Nel crepuscolo della carriera un peregrinare continuo tra Spagna, Inghilterra, Brasile ancora e i dilettanti del Città Di Castello, in quell’Umbria oramai diventata un po’ sua e dove di recente ha creato pure una scuola calcio a suo nome.

Gran bel giocatore, eccellenti doti tecniche, vissuto forse nell’epoca sbagliata.

Come fosse un tennista di enorme talento, arrivato all’apice della propria carriera nel momento storico in cui esistono alieni come Federer, Nadal, Djokovic.

Eh sì caro Seneca, è vero che il momento catartico è quando il talento incontra l’opportunità. Ma a volte ti serve anche una discreta dose di fortuna. Quella di essere la persona giusta, nel posto giusto… ma nel momento giusto.

Non fosse stato per Cafu...

Ti potrebbero interessare anche ...

Maurizio Sarri, il valore del tempo

Tutti conoscono la storia dell’impiegato della Banca Toscana arrivato poi, da allenatore, sul tetto d’Europa. L’italia calcistica, negli ultimi anni, è stata travolta dal cosiddetto “sarrismo”. Andiamo a scoprire di cosa si tratta
8 minuti Leggi subito

Antonio Chimenti, l'ultimo pugno

Un portiere ultra-moderno, bravo sia con le mani sia con i piedi. Un ottimo titolare e un affidabile vice. Fino a quell’ultimo maledetto gol, preso su pallonetto.
5 minuti Leggi subito

Paolo Di Canio, feels like home

Mai nessun calciatore italiano ha saputo immedesimarsi nel gioco e nello spirito del calcio inglese come Paolo Di Canio. Che dall’ostracismo è passato alla gloria eterna, del West Ham e del football. Lo sport che ora sa raccontare come nessun altro.
10 minuti Leggi subito