Jack Grealish, Remember the name
“Riportare il calcio a casa”.
Da tanti, troppi a dire la verità, anni è questa l’ossessione di ogni tifoso della nazionale inglese di calcio.
“Riportare il calcio a casa” vuol dire tornare a vincere un grande trofeo internazionale, che sia una coppa del Mondo o un Europeo poco importa. Alla Nazionale dei Tre Leoni la cosa è riuscita una volta sola, nell’ormai lontanissimo 1966, quando una squadra leggendaria, fatta di grandi uomini prima che di grandi giocatori, riuscì a vincere il suo primo Mondiale davanti agli occhi della propria gente.
Di squadre forti l’Inghilterra ne ha avute molte altre. Nell’86 dovettero fare i conti con Diego e la sua “mano de dios”. A Italia ’90 si presentarono con una delle nazionali più iconiche mai viste (da Gazza Gascoigne a David Platt passando per Gary Lineker), ma arrivarono solo quarti. Resta poi tuttora un mistero come l’Inghilterra non sia stata capace di vincere niente nella prima decade degli anni 2000, nonostante avesse a disposizione, di gran lunga, la squadra più forte (Lampard, Gerrard, Scholes, Owen, Beckham, Rooney e tanti altri).
Cosa manca? Tante cose. Sono molti i fattori che devono collimare per ottenere un successo internazionale.
Anche ai prossimi Europei la squadra di Southgate si presenta come una delle favorite. Perché ricchissima di talento, giovane per di più. Negli ultimi anni abbiamo assistito alla consacrazione di Sterling, Kane, Rashford e Alexander-Arnold, e all’esplosione di talenti freschissimi come Sancho, Foden, Mount, Greenwood e Saka.
Ma l’impressione è che all’Inghilterra serva un leader, un icona. La carica di un giocatore che non veda la Nazionale come l’ennesimo impegno di una stagione lancinante, ma come un obiettivo, il più grande di tutti. Un giocatore che abbia sì talento, ma nel quale compagni e tifosi riescano a identificarsi.
C’è. Si chiama Jack Grealish, E oggi proveremo a spiegarvi come mai all’Aston Villa è diventato oggetto di culto e perché sarebbe il caso che tutti noi ci appuntassimo il suo nome in vista della prossima rassegna continentale.
Grealish è l’Aston Villa
Partiamo da un dato di fatto: Jack Grealish è l’Aston Villa.
Lo è perché ci gioca da quando ha 6 anni. Perché dei Villans da qualche stagione è il capitano, nonché l’indiscusso leader tecnico. Lo è perché il “nemico”, il più acerrimo, lo ha riconosciuto come propria nemesi.
Così, quando durante un derby Birmingham-Aston Villa del 2019 un tifoso Blues (o meglio, un idiota) invade il terreno di gioco in cerca di una sciocchezza da commettere, corre proprio verso di lui per rifilargli un vigliacco gancio destro da dietro.
Jack non si scompone più di tanto. Conosce l’importanza della partita che sta giocando, e sa che spesso, anche in passato, i disordini tra tifoserie sono stati all’ordine del giorno. E sa che quel pugno non lo hanno tirato a lui in quanto Jack, ma a lui in quanto simbolo di una squadra e di un popolo.
Si rialza un po’ intontito, consolato da compagni e avversari. E poco più tardi piazza un affilato rasoterra a fil di palo, decidendo l’incontro e mettendo tutti a tacere.
Grealish in campo
Anche il suo modo di stare in campo è unico nel suo genere.
Tralasciando la pettinatura tamarra e i calzettoni sempre abbassati per scaramanzia, Jack è un ala offensiva in grado di giocare anche da trequartista. 178 centimetri, baricentro passo, tiro fulminante e una capacità fuori dal comune nel saltare l’avversario nell’uno contro uno, creando superiorità numerica. Parte largo, dove c’è spazio, per poi puntare con gran velocità il cuore dell’area di rigore.
Risultato? È uno dei giocatori più tartassati dai difensori avversari. 167 falli subiti nella sola stagione 2019-2020. Record del campionato inglese. E quando ha subito il 167esimo calcione restavano ancora 8 partite da disputare.
Ciò nonostante, Grealish non rinuncia mai ai suoi parastinchi taglia baby, portati rigorosamente sotto il calzino abbassato. Lasciando così, dal polpaccio in su, la gamba totalmente scoperta. Quasi a sfidare l’avversario, e dirgli:
Grealish la nazionale inglese l’ha voluta è cercata
Se state cercando statistiche e numeri di Jack con le nazionali giovanili inglesi, lasciate perdere. Tempo sprecato.
Perché Grealish fino all’under 21 ha giocato con l’Irlanda! Merito, o colpa, dei suoi nonni, sia paterni che materni, originari dell’Isola Smeralda.
Ma non appena gli occhi degli osservatori inglesi hanno cominciato a posarsi su di lui, ha rifiutato qualche convocazione. Ufficialmente per dedicarsi agli impegni del suo club, in realtà era un chiaro segnale alla nazionale dei Tre Leoni: “Ragazzi, se mi volete, io vengo”.
Il 31 agosto 2020 Southgate rompe gli indugi e lo convoca per la prima volta, facendolo esordire una settimana dopo nel match di Nations League pareggiato 0 a 0 contro la Danimarca.
Grealish ultimo dei Mavericks?
Da buon inglese, non si è mai fatto mancare qualche eccesso, mandando spesso sulle furie i suoi allenatori.
Si va da un inalazione di protossido d’azoto, filmata da un amico durante una festa, alla più recente violazione del lockdown durante il periodo Covid. In mezzo aggiungiamoci una macchina sfasciata per guida negligente, una serata in discoteca dopo una sconfitta per 4-0 (con l’allora manager Remì Garde che lo spedì ad allenarsi per un mese con la squadra riserve), un aggressione a un avversario e svariati festini prolungatisi fino a tarda notte.
Forse troppo poco per considerare Grealish come l’ultimo dei MaverickS del football britannico. Quanto basta però per far capire il personaggio con cui abbiamo a che fare.
Resta o se ne va?
Finora ha sempre respinto qualsiasi avance delle big del calcio inglese. Anzi, ha addirittura rinnovato il proprio contratto con l’Aston Villa fino al 2025.
Non ha mollato nemmeno quando, con lui in campo, la squadra ha perso 20 partite consecutive di campionato. È rimasto lì, si è rimboccato maniche e calzettoni, e con i suoi gol, i suoi assist e le sue giocate ha portato anche quest’anno la squadra a una salvezza tranquilla.
Ora intorno a lui il mercato si scatenerà. Il Manchester United lo rincorre da anni, anche Pep Guardiola pare aver individuato in lui l’uomo giusto per far fare l’ennesimo salto di qualità al suo City. Anche uno dei suoi compagni di squadra, Conor Hourihane, pare ormai essersi rassegnato all’idea di doverlo salutare: “ Verrà preso d’assalto, perché, ad essere brutalmente onesto, è troppo forte per l’Aston Villa”.
Vedremo. In tal senso la rassegna europea giocherà un ruolo fondamentale. Jack Grealish dovrà trovare spazio nello scacchiere del ct, in mezzo a giocatori di assoluto talento.
Ma se, come tutti gli inglesi, siete amanti dell’azzardo, segnatevi questo nome: Jack Grealish. E state pronti a scommettere.
Magari sarà proprio lui a “riportare il calcio a casa”.