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Heung Min Son, Salvate il soldato Sonaldo

Il più forte giocatore asiatico di tutti i tempi prigioniero di un Tottenham che non sa vincere. Difficile capire perché le big del calcio europeo non facciano a cazzotti per aggiudicarsi Son-aldo.
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Heung Min Son - Illustrazione di Tacchetti di Provincia

Qualcuno la chiama “Sindrome di Peter Pan”. Trattasi in poche parole di quella sottospecie di paura che scava alcuni esseri umani, incapaci, proprio come l’omonimo personaggio della celeberrima favola partorita dalla penna di James Matthew Barrie, di diventare grandi.

Questo stesso blocco psicologico pare aver colpito, di nuovo, il Tottenham Hotspur. Da sempre una delle big del calcio inglese, da troppo incapace di concretizzare in titoli stagioni molto promettenti.

Gli ultimi anni non sono stati da meno: una Premier, la più pazza degli ultimi anni, svanita nel nulla e finita a impreziosire la bacheca del Leicester e di Claudio Raneri. Una Champions solo sfiorata, e persa nell’arco di pochi secondi, in finale contro il Liverpool. E tanti altri piazzamenti. Onorevoli sì, ma che non giovano a lenire la fame di successi del club del Nord di Londra.

Una gabbia in cui, al momento, ci sono due celebri prigionieri.

Il primo è Harry Kane, il bomber, il capitano. Ma l’impressione è che il Manchester City gli abbia già riservato una maglia, nell’attesa di recuperare un po’ di liquidità.

Il secondo è Heung Min Son. Per molti, forse tutti, il calciatore asiatico più forte della storia. Un talento che meriterebbe di esplodere definitivamente, in una squadra all’altezza dei sogni che ha.

Un coreano in Germania

Mentre l’Europa conosceva il calcio del Sol Levante, con i vari Hidetoshi Nakata e Shunsuke Nakamura, mentre l’Italia di Trapattoni usciva inopinatamente dai Mondiali per mano della Corea Del Sud della vecchia volpe Guus Hiddink, Heung Min Son compiva il suo personalissimo “grande salto”.

Da Seul si trasferisce, a 16 anni, in Germania, dove i club calcistici hanno da qualche anno studiato un percorso di inserimento dedicato a giovani atleti asiatici all’interno dei vari settori giovanili.

Che nel caso di Son è quello, molto florido, dell’Amburgo. Una delle più antiche squadre della Bundesliga.

Molti di questi spesso o si perdono nelle categorie inferiori, per poi cambiare vita e dedicarsi ad altro, oppure ritornano in patria, forti di un’esperienza comunque formativa.

Non è il caso di questo magro e solare ragazzo di Chuncheon, che dimostra subito di avere parecchio talento, tanto che, dopo un precoce esordio in prima squadra, la sera di Halloween del 2010 ha già timbrato il suo primo gol tra i professionisti, al Colonia.

Ad Amburgo rimane fino al 2013. 70 presenze (o poco più), 20 reti segnate. E sarebbero state anche di più, se non fosse che il ragazzo, sovente, si perde negli ultimi 15-20 metri.

Rapidissimo con e senza palla, letale nell’uno contro uno, devastante nel tiro dalla distanza, imprevedibile negli inserimenti, quasi sempre partendo dalla fascia sinistra, per rientrare poi sul “piede forte”.

Le Aspirine che lo portano a Londra

Bravissimo a credere in lui il Bayer Leverkusen. Le Aspirine sfruttano il dissesto economico dell’Amburgo e, a fronte di un esborso di 10 milioni di euro, si portano alla BayArena il talento sudcoreano.

In rossonero Son diventa subito protagonista assoluto. Memorabile, in particolare, la tripletta alla sua ex squadra, prima di ripetersi anche contro il Wolfsburg.

Inevitabile che un furetto del genere sia destinato a finire nel campionato più bello del mondo. Nella città più bella del mondo: Londra.

Son va al Tottenham, dove scala le gerarchie, diventando una pedina inamovibile nello scacchiere dei vari Pochettino, Mourinho e, non ultimo, Nuno Espirito Santo.

Come detto, arrivano tanti gol ma pochi trofei. La gloria, gli Spurs, l’hanno finora solo sfiorata.

L’unico, vero, titolo vinto da Son, anche se individuale, è quello del 2020, quando gli viene conferito, dalla FIFA, il Puskas Award per il “gol più bello dell’anno”, una ripartenza fulminante contro il Burnley in cui il coreano prende palla al limite della propria area, salta tutti, si presenta a tu per tu con il portiere e, mantenendo un’invidiabile lucidità, la inzacchera alle spalle dell’incolpevole Pope. Da quel momento, per Mourinho e per tutti, sarà semplicemente SONALDO.

Atipico il tridente che va a formare, per la maggior parte delle stagioni in maglia Spurs, con il già citato Harry Kane e con il forse sopravvalutato Dele Alli.

La tripletta di Heung Min Son con la maglia del Bayer Leverkusen contro la sua ex squadra l’Amburgo

Soldato Son a rapporto!

Se poi, in Nazionale, giochi con la maglia della Corea Del Sud, non puoi di sicuro aspettarti di avere in patria le soddisfazioni che il tuo club fatica a darti. Soprattutto in un momento storico in cui il Giappone pare avere qualcosa in più a livello tecnico e di organizzazione (per informazioni citofonare Zaccheroni).

Ma assume un particolare significato la vittoria dei Giochi Asiatici del 2018 con la Corea del Sud Under 23. Il successo in finale contro i nipponici consente infatti a Son, autentico leader, e ai suoi compagni di essere esentati dalla leva obbligatoria per 22 mesi. Permettendogli così di adempiere al suo ruolo da soldato nel 2020, sfruttando lo stop ai campionati imposto dalla pandemia del Covid-19. È un po’ come se la vita avesse voluto dargli una mano, facendo collimare le due cose.

Rimarrà nella storia, poi, la vittoria ai mondiali sempre del 2018 contro la più quotata Germania, con un suo gol segnato al 96esimo, uccellando Neuer che si era spinto in avanti alla disperata ricerca del pareggio.

Serve a nessuno?

Durante l’estate del 2021 molti sono stati i rumors di mercato riguardanti il Tottenham. La maggior parte dei quali hanno riguardato il bomber Harry Kane, che tutti pensavano sarebbe finito a Manchester per vestire la maglia del City liberata da Sergio Aguero.

Solo abboccamenti, sondaggi, invece, per Heung Min Son. Che, nel pieno della sua esplosione, si ritrova ancora a Londra, in questa prigione dorata costituita da una squadra che, nemmeno con l’arrivo del riflessivo e pragmatico Nuno Espirito Santo, molto bravo negli anni al Wolverhampton, è riuscita a fare il dannato salto di qualità.

Il coreano è ancora lì, a dannarsi l’anima e a lasciare il solco sulla fascia di competenza, in attesa che Kane torni il bomber letale di sempre, e nella speranza che una delle big four là davanti muoia improvvisamente, per poter provare a inserirsi nella lotta per quel titolo, che nella sponda bianca del Nord di Londra manca dalla Notte dei Tempi, dal lontanissimo 1961.

Difficile pensare che un fenomeno del genere, reincarnazione del fumettistico Oliver Hutton, non possa far comodo a una qualsiasi delle grandi in crisi del calcio Europeo. 

La Juve su quella corsia avrebbe bisogno come il pane di un giocatore così. A Barcellona è vero che non hanno il becco di un quattrino, ma potrebbero metterlo al centro di un progetto di rinascita. Il Real Madrid a breve si stancherà di aspettare Eden Hazard, e allora perché non puntare su un sicuramente miglior interprete di quel ruolo.

Anche a squadre che già vincono, come Liverpool, City o Bayern, sarebbe molto utile la classe di questo funambolo con gli occhi a mandorla.

Che nel frattempo, sta lì, zitto e buono, come la disciplina militare gli ha insegnato, a solcare la fascia, a segnare e aspettare la sua grande occasione.

Salvate il soldato Sonaldo!

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