Roger Milla, la danza del leone
Ci sono momenti, gesti che trapassano e che trascendono i limiti del tempo. Nel calcio spesso si tratta di esultanza. Momenti di gioia seguenti alla pura essenza di questo sport: il goal.
Attimi in cui anche i 30enni stagionati tornano bambini, momenti in cui si sprigionano le emozioni.
Alcune di queste sono rimaste ancora oggi, sebbene parecchi anni siano trascorsi. Si sono tramandate nel corso delle generazioni. A volte copiate, a volte mutuate, fino anche a trascendere nella volgare moda.
Una di queste è sicuramente la Makossa. Una danza tribale fatta in prossimità della bandierina del calcio d’angolo.
A portarla agli onori mondiali una leggenda, anzi La Leggenda, del calcio africano: il camerunense Roger Milla.
Lo sbarco in Francia
Ha 25 anni Roger Milla quando sbarca in Europa per vestire la maglia del Valenciennes. Primo (o ultimo) di tanti giocatori del Continente Nero che si cimenteranno con il football della Ligue 1.
Ci resterà parecchi anni, in Francia, vestendo anche le maglie di Monaco, Bastia, Saint Etienne e Montpellier.
Alcune stagioni prolifiche,altre decisamente meno. In una carriera che, a una prima occhiata, si potrebbe definire “normale”.
Ma nel frattempo le luci della ribalta si sono accese intorno a questo baffuto giocatore dallo sguardo sognante e dal sorriso contagioso.
La paura azzurra a Spagna ‘82
Questo è accaduto perché Roger ha trascinato il Camerun a livelli a cui nessuna nazionale africana era mai giunta prima d’ora.
È lui, infatti, la punta di diamante del Camerun che nel 1982 si qualifica per la prima volta nella propria storia a una rassegna iridata.
E a momenti i Leoni Indomabili passano direttamente ai libri di storia. Perché nel kafkiano girone iniziale costringono i futuri campioni del mondo azzurri di Bearzot sul pari (e a Milla viene pure annullato per fuorigioco il gol di un k.o. che avrebbe avuto del clamoroso) ed escono di scena da invitti, con il numero zero alla casella delle sconfitte subite.
In Spagna Roger partecipa al suo primo mondiale da 30enne. E pensa probabilmente di aver messo la ciliegina sulla torta della propria carriera.
E invece no. Il meglio deve ancora venire.
Italia ’90. I Leoni Indomabili
Negli anni ’80 il Camerun è assoluto protagonista in terra africana. Vanno alle olimpiadi di Los Angeles e vincono la Coppa d’Africa, trascinati da bomber Roger.
Mancano l’appuntamento con il Mondiale di Diego, del 1986. Ma nel 90 si gioca a casa nostra, in Italia, e loro ci sono.
Saranno la vera sorpresa di quella rassegna. Metteranno paura a tutto il mondo, con un girone passato in pompa magna, e con un Roger Milla capace, a 38 anni suonati, di timbrare due volte il cartellino sia contro la Romania sia contro la Colombia.
Parte sempre dalla panchina, perché oh, 38 primavere son 38 primavere. Poi entra e la decide, sempre. E quando fa gol corre verso la bandierina, per ballarci intorno come se dal megafono di San Siro uscissero le note di Koto Bass o di Sergeo Polo. Un ballo che sarà copertina e che diventerà iconico. Come la mano alzata di Alan Shearer, il trenino del Bari o come la culla di Romario e Bebeto.
A Italia ’90 il Camerun si arrende solo ai supplementari contro l’Inghilterra. Ma verranno adottati dal pubblico italiano come squadra simpatia, e in patria saranno accolti, Milla in particolare, da eroi nazionali, come se quel Mondiale lo avessero stravinto.
Il pensionato al Mondiale americano
Nel 1994 i Mondiali si svolgono lontano, negli Stati Uniti, alla scoperta della possibilità di far appassionare gli yankee a un altro sport che non abbia mazze o palle ovali piuttosto che a spicchi.
Il Camerun ovviamente si è qualificato, perché nel frattempo è divenuto una corazzata del continente africano.
Ma alla partenza dei Mondiali manca qualcosa.
La squadra è discreta, ci sono dei giovani interessanti in prospettiva e giocatori più maturi. Ma manca un simbolo, una stella.
A qualcuno viene l’idea: e se richiamassimo Roger Milla?
“Tutto molto bello” direbbe Bruno Pizzul. Peccato che Roger ha da poco appeso gli scarpini al chiodo, e sta riorganizzando con calma la propria vita lontano dai campi di calcio.
Ma il richiamo del proprio popolo è troppo forte per uno come lui, che per esso è sempre stato disposto a combattere, a morire.
Roger Milla non solo ci va a Usa ’94, ma in una torrenziale sconfitta contro la Russia dello spauracchio Salenko per 6 a 1 salva l’onore della propria nazionale e del proprio paese, diventando, a 42 anni suonati, il più vecchio marcatore nella storia del Mondiale.
Milla come Maradona e Pelè
Storie di longevità, storie di superuomini.
Roger in patria sta qualche piano sotto rispetto a Dio nell’immaginario collettivo. Una autentica leggenda.
Se in Sud America hanno avuto Maradona e Pelè, se in Europa hanno l’imbarazzo della scelta tra Crujiff, Platini, Beckenbauer, Baggio e Van Basten, in Africa c’è solo lui
Miglior calciatore africano del secolo 900, sia per la Caf che per L’Equipe e France Football. 2 volte calciatore africano dell’anno, due volte capocannoniere della Coppa d’Africa.
E una danza, la Makossa, come copertina del proprio album dei ricordi. Che se la vedi non può che venirti in mente il bomber dei Leoni Indomabili di Italia ’90.