Keisuke Honda, un mondo senza confini
Prendete un mappamondo e appuntate degli spilli sui luoghi che ora vi diciamo:
Nagoya, Giappone. Venlo, Olanda. Mosca, Russia. Milano, Italia. Pachuca, Messico. Melbourne, Australia. Arnhem, Olanda. Rio de Janeiro, Brasile. Baku, Azerbaigian. Marijampolè, Lituania.
Ora con un pennarello collegate tutti questi punti tra loro.
All’apparenza vi potrà sembrare un flipper impazzito. In realtà in quello schizzo incomprensibile potrete riconoscere i tratti somatici di un numero 10 mancino, che abbiamo avuto modo di conoscere (senza apprezzarlo più di tanto) pure nel nostro paese.In giapponese chiamano tutto cìò:
Letteralmente “un mondo senza confini”.
E proprio di un giapponese si tratta. Perché quel flipper impazzito di cui sopra nient’altro è se non la descrizione delle varie tappe della carriera di Keisuke Honda.
Cittadino del mondo
Un fratello maggiore calciatore professionista. Un pro-zio canoista olimpico. Un cugino affermato wrestler. Keisuke ha nel dna l’essere un campione.
E lo è stato davvero, dal momento che la sala trofei della sua casa di Settsu vanta 3 campionati, 2 coppe di club, 2 supercoppe, 1 coppa d’Asia, 2 mvp stagionali e qualche pallone firmato dai compagni.
Una bacheca che farebbe invidia a gran parte dei calciatori professionisti attualmente in attività.
Ma allora perché si parla così poco di Keisuke Honda?
Semplice. Perché è un numero 10 apolide. Ha scelto di vedere il mondo, di provare esperienze diverse, culture diverse. Ha eliminato i confini dalla sua mappa, ha vinto quello che ha vinto spaziando in tutto il globo terrestre. Ha scelto di non mettere radici, di non fossilizzarsi, di non restare.
Forse ha pagato questa sua scelta, dal momento che, nel calcio che conta, quello Europeo in particolare, non è mai riuscito a esplodere definitivamente.
In compenso ne ha guadagnato. In bagaglio personale, in cultura. In senso di vita. E sì,anche economicamente.
Il forestiero del Sol Levante
Immaginate, un po’ come accadeva nei film western, Keisuke che si presenta nella cittadina di Marijampolè, capoluogo dell’omonima contea, qualche chilometro più a nord del lago Vistys. Il classico posto in cui tutti conoscono tutti, e dove un forestiero non passa inosservato (lui inizialmente non sapeva nemmeno per che squadra avesse firmato, pensate un po’ voi).
Dietro i suoi occhi a mandorla, che a volte possono sembrare inespressivi, e ai suoi capelli neri, che hanno perso il biondo platino dei tempi d’oro, un dizionario di storie, aneddoti, esperienze e persone che Keisuke ha incontrato nel suo lungo peregrinare.
Honda è stato un numero 10 classico, quelli che una volta venivano definiti fantasisti. Piede sinistro morbidissimo, gran tiro da fuori, un cecchino nei calci piazzati. Zaccheroni, che lo ha allenato nel Giappone campione d’Asia nel 2011, di lui dice che ha pure “forza fisica e capacità atipica, per un asiatico, di reggere l’urto nei contrasti”.
In poche parole: troppo forte per fermarsi a giocare in Giappone, troppo lento (forse) per le big del football europeo, troppo ondivago per accontentarsi di stare in provincia.
Da qui i motivi del suo lungo viaggio in giro per il mondo, alla ricerca di reti da gonfiare.
Da 10 al Milan
In Italia, come detto, abbiamo avuto modo di vederlo all’opera con la maglia del Milan. Non sicuramente negli anni migliori della gloriosa storia rossonera.
Arrivato a parametro zero dal Cska Mosca, in uno dei raid del condor Adriano Galliani di fine mercato, si prende subito la pesantissima maglia numero 10. Alterna prestazioni molto convincenti ad altre decisamente meno. Fatica a diventare uno dei titolarissimi della squadra, cosa che, alla fine, non diventerà mai.
Dopo 2 anni passati con 3 allenatori diversi, capisce di non poter sfondare come avrebbe desiderato. Avrebbe offerte da mezza Europa, ma accetta quella del Pachuca, uno dei top club del calcio messicano. Rendendo chiaro a tutti che, da lì in poi, non si sarebbe più fermato. Avrebbe continuato a girare, girare e girare.
Non tanto per cercare qualcosa che non sapeva trovare. Ma semplicemente per gustarsi il piacere del viaggio.
Alla fine della carriera sarà stato in grado di fare gol in tutti i continenti, sarà il primo calciatore giapponese ad aver segnato in tre edizioni della Coppa del Mondo consecutive (2010, 2014, 2018), sarà il miglior marcatore asiatico nella storia della competizione.
Honda Mister president
Keisuke si ritira nel 2018, al termine del Mondiale di Russia. Ma se pensate che si sia fermato vi sbagliate di grosso, anzi.
Attualmente è il commissario tecnico della nazionale della Cambogia. Altro spillo da aggiungere al mappamondo. Contemporaneamente, per un periodo, è stato anche patron dell’SV Horn, club austriaco che ha acquistato tramite una società di famiglia.
Per un certo tempo qualcuno ha pensato che avesse persino il dono dell’ubiquità.
Se pensate, poi, che il ragazzo è del 1986 e che ha perciò solamente 35 anni, capirete che siamo solo all’inizio.
Resta da capire dove lo porterà domani il pallone? Quali saranno le prossime tappe del viaggio di Keisuke Honda?
Un viaggio in “un mondo senza confini”.