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Come ammazzare un diavolo

Una finale amara per il Milan, campione mancato contro il sorprendente Marsiglia. Tra ricordi nostalgici che si sciolgono in un’ironia crudele, il destino regala ai rossoneri una notte da dimenticare: quel sogno interrotto di Monaco, figlio di una rivalità nata due anni prima in una sera … buia. Letteralmente.
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Olympique Marsiglia 1993 - Illustrazione Tacchetti di Provincia

La finale di Champions League del 1993 tra l’Olympique Marsiglia e il Milan scorre nella memoria con un sorriso malinconico, tra il dolce e l’amaro. Sono gli anni d’oro del Milan, che domina il calcio europeo con una squadra leggendaria, composta da campioni come Franco Baresi, Paolo Maldini e Marco van Basten. Sotto la guida di Fabio Capello, i rossoneri sembrano imbattibili, e la loro presenza in finale, dopo un cammino impeccabile, appare il coronamento naturale di una stagione perfetta.

Ma quella sera del 26 maggio, allo Stadio Olimpico di Monaco, accade qualcosa di inaspettato. Tutti i pronostici puntano su un Milan destinato alla vittoria, ma il Marsiglia, sfavorito e mai vincitore prima di allora, ribalta le aspettative. È una vittoria memorabile per i francesi, che infrange le speranze dei rossoneri di alzare il trofeo. 

Quella notte, Monaco diventa un ricordo amaro per i milanisti, una pagina dolorosa di una storia altrimenti gloriosa.

Il contesto e i precedenti

Per inquadrare al meglio la portata di questa sconfitta, va ricordato che in questi anni il Milan di Fabio Capello è la squadra da battere in Europa. I rossoneri hanno appena concluso una stagione straordinaria in Serie A, dimostrando una qualità di gioco e una solidità difensiva senza eguali. Franco Baresi e Paolo Maldini, pilastri di una delle difese più famose di sempre, guidano una retroguardia quasi inespugnabile. A centrocampo e in attacco brillano stelle del calibro di Marco van Basten, Frank Rijkaard e Dejan Savicevic. Capello, subentrato ad Arrigo Sacchi nel 1991, porta avanti il lavoro del suo predecessore con una mentalità pragmatica ma vincente. E il Milan, reduce da un campionato impeccabile, sembra proprio destinato ad alzare quella coppa, come ha già fatto due volte durante la gestione Sacchi.

E per comprendere appieno la rivalità tra Milan e Marsiglia, culminata nella finale di Champions League del 1993, bisogna risalire a un episodio molto discusso: i quarti di finale del 1991. È il 17 aprile, e Milan e Marsiglia si sfidano nel ritorno al Velodrome dopo l'1-1 dell’andata a San Siro. Al Milan serve una vittoria per avanzare, mentre ai francesi basta un pareggio senza subire reti. La tensione è palpabile fin dall'inizio, e la partita si gioca su un filo sottile, tra il pressing rossonero e la difesa attenta del Marsiglia, desideroso di entrare tra le grandi d’Europa.

Nel secondo tempo, i padroni di casa sbloccano il risultato grazie a un gol di Chris Waddle, e con quel vantaggio il Marsiglia inizia a controllare il gioco. Il Milan, dal canto suo, tenta in tutti i modi di rispondere, ma la serata sembra stregata. Nei minuti finali, il nervosismo si taglia con il coltello, e in questo clima di tensione si verifica un episodio che avrebbe fatto molto discutere. L’arbitro fischia un fuorigioco a pochi minuti dalla fine, e molti in campo avevano frainteso il segnale pensando fosse il fischio finale.

In preda all'euforia, alcuni tifosi e membri dello staff del Marsiglia si riversano subito a bordo campo per festeggiare quella che credevano essere la vittoria. In un momento concitato, lo storico Ad del Milan Adriano Galliani, consapevole che mancavano ancora pochi minuti, urla ai giocatori rossoneri di rientrare rapidamente in posizione. Ma proprio in quell’istante, uno dei riflettori dello stadio si spegne, lasciando parte del campo in ombra. Perfino il responsabile delle luci ha frainteso il fischio cominciando a disattivare progressivamente l’impianto di illuminazione.

L’interruzione fa esplodere la tensione. Mentre alcuni giocatori discutono, altri arrivano allo scontro fisico, e la situazione presto diviene caotica. In questo clima di confusione il Milan prende dunque una decisione estrema, rifiutandosi di proseguire la partita, protestando contro l'interruzione e sostenendo che le condizioni non fossero più regolari. La UEFA però interpreta questo come un ritiro unilaterale, assegnando la vittoria a tavolino al Marsiglia per 3-0.

È dunque con questo grottesco preambolo che i rossoneri arrivano a Monaco per la finale del 1993.

Il Milan sembra inarrestabile, con una squadra organizzata e ricca di talento. La sua marcia verso la finale è impietosa: i rossoneri hanno dominato il loro girone mostrando un calcio disciplinato e allo stesso tempo pungente. Dall’altra parte, l’Olympique Marsiglia di Bernard Tapie, club che vive i suoi anni migliori, è giunto alla finale con determinazione e qualche difficoltà. 

La squadra francese, guidata in panchina da Raymond Goethals, può contare su giocatori di alto livello come Didier Deschamps, un giovane Fabien Barthez in porta, il centrocampista Abédi Pelé, forse il più forte calciatore ghanese della storia, e il roccioso difensore Basile Boli. Tapie ha fatto investimenti notevoli per portare il Marsiglia a competere tra le migliori squadre d’Europa, riuscendo a costruire un gruppo coeso e agguerrito.

La finale comincia in un’atmosfera tesa e appassionata. Entrambe le squadre sanno di avere un’opportunità storica: il Milan, per cementare la propria supremazia europea conquistando la terza Coppa dei Campioni in appena sei anni; il Marsiglia, per diventare la prima squadra francese a vincere quella coppa. Nei primi minuti, il Milan cerca di imporre il proprio gioco, ma trova subito una resistenza insolitamente forte. Il Marsiglia si dimostra attento e compatto in difesa, annullando le avanzate dei rossoneri, soprattutto quelle di Marco van Basten, che fatica a trovare spazi.

Il momento decisivo arriva poco prima dell’intervallo, al 44' minuto. Su un calcio d’angolo battuto da Abédi Pelé, Basile Boli stacca di testa, colpendo la sfera con forza e precisione, infilando il pallone in rete e portando il Marsiglia in vantaggio. Quel gol è un colpo durissimo per il Milan, che non si aspetta di trovarsi in svantaggio. Nella ripresa, i rossoneri provano a spingere per trovare il pareggio, ma la difesa francese, capitanata dall'energico Boli e dall’affidabile Marcel Desailly, riesce a respingere ogni tentativo. Il Milan appare stanco, privo delle soluzioni che normalmente lo caratterizzano, e la squadra di Capello sembra per la prima volta vulnerabile.

Con il triplice fischio, il Marsiglia scrive la storia, diventando il primo club francese a sollevare la Coppa dei Campioni. È un trionfo senza precedenti per il calcio francese, un’impresa che eleva il Marsiglia a livelli mai visti prima.

Lo scandalo marsiglia

Tuttavia, l’euforia in terra francese è breve. Poco tempo dopo, uno scandalo travolge il club transalpino: emerge infatti che il patron Tapie aveva organizzato la corruzione di alcuni giocatori del Valenciennes per vincere agevolmente la partita di campionato contro gli avversari francesi e poter preparare al meglio la gara contro il Milan. Questo scandalo porta a una serie di sanzioni durissime per il Marsiglia, inclusa la retrocessione in seconda divisione e la revoca del titolo di campione di Francia, anche se la Champions League del 1993 non viene mai formalmente revocata.

Per il Milan, la sconfitta è un’amara delusione, una ferita che ancora oggi rimane nei ricordi dei tifosi rossoneri. Eppure, quel Milan degli anni '90 continua a vivere nella memoria di chi lo ha seguito, come un simbolo di eleganza e potenza nel calcio europeo. I tifosi milanisti ricordano quel periodo con nostalgia, come un'epoca magica in cui il Milan domina e incanta.

La partita contro il Marsiglia del 1993 rimane una macchia in una storia gloriosa, eppure è anche parte di ciò che rende unico quel Milan: nella dolce ironia dei ricordi, i tifosi sanno che quella sconfitta è stata solo un capitolo in una storia più grande, fatta di trionfi e, sì, di qualche amaro inciampo.

Racconto a cura di Andrea Possamai

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