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Sfuma il sogno mondiale della Grande Olanda

7 luglio 1974 all'Olympiastadion di Monaco di Baviera va in onda una delle più grandi ingiustizie della storia del calcio e non perchè la Germania Ovest diventava Campione del Mondo in casa ma perchè, dall'altra parte, a contendersi la Coppa, c'è l'Olanda di Cruijff e Neeskens, Rep e Krol, Haan e Rensenbrink e anche del portiere Jongbloed, maglia numero 8, secondo la leggenda tabaccaio.

Le due squadre sono agli antipodi per cultura e stile di gioco. La Germania Ovest, è sinonimo di concretezza, pragmatismo, determinazione, ma non senza eleganza dall'altra parte c'è un Olanda che assorbe lo spirito rivoluzionario degli anni ’70 che si va diffondendosi in ogni ambito culturale, nel suo calcio. 

Infatti i giocatori olandesi erano i rivoluzionari, in campo e fuori, in un mondo del pallone ancora conservatore: capelli lunghi, basettoni, maglia di un arancione squillante, le compagne e le mogli in ritiro, la tattica del fuorigioco, il pressing asfissiante, la ricerca perenne del gol. In sintesi: l’Arancia Meccanica. 

Se gli olandesi sono più libertini e talentuosi, i tedeschi scendono in campo con più rigidità e compattezza. I capitani delle due selezioni sono iconici e sontuosi: Johann Cruijff è il direttore d’orchestra degli Oranje, Franz Beckenbauer il punto di riferimento per Die Mannschaft. Sono i due calciatori più importanti del momento.

L'Olanda era la grande favorita della Finale di Monaco di Baviera. Era passata in vantaggio dopo appena un minuto con Neeskens dal dischetto. E invece perse la grande occasione della vita venendo rimontata dai tedeschi 2-1. 

Andre Agassi, nella sua bellissima biografia scrisse: "il dolore per una sconfitta è sempre superiore alla gioia per una vittoria. Ma se tutte le sconfitte fanno male, alcune sono peggio di altre" perchè il 7 luglio 1974 non si può dire che abbia vinto il migliore.

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