La tripletta di Shevchenko in Lazio-Milan 4-4
Una partita di calcio può emozionarci, può elettrizzarci, può annoiarci. Solitamente, quando finisce, pensiamo subito alla prossima partita. Alcune partite, però, assumono un sapore di eterno. Lazio-Milan 4-4 del 3 ottobre 1999 è una di queste.
Quinta giornata di Serie A. L’Olimpico, gremito in ogni ordine di posto. Una stagione da riscattare per la Lazio, uno Scudetto da riprendersi per il Milan che, proprio l'anno prima aveva scucito il tricolore che sembrava già appuntato sul petto dei biancocelesti.
Questa l’atmosfera che annuncia una partita epica e ancora oggi memorabile, tra la Lazio di Cragnotti e il Milan di Berlusconi. Due squadre che schierano campioni del calibro di Nesta, Mihajlovic, Simeone, Almeyda, Veron, Salas, Boksic da una parte. Maldini, Costacurta, Albertini, Weah e Shevchenko (al suo primo anno in Italia) dall'altra.
La Lazio inizia forte. E in appena 38 minuti si ritrova in vantaggio per 3-1 grazie alle reti di Veron, Mihajlovic e Salas. Nel mezzo, il Milan trova la rete su autogol di Mihajlovic intento ad anticipare Weah. La partita sembra essere chiusa ma i biancocelesti non hanno fatto i conti con Shevchenko. L'ucraino al 43' scarica un destro appena sotto la traversa: un gol di rabbia, di potenza, di classe per il 3-2 che manda le squadre all'intervallo.
Al rientro in campo, dopo 10' l'arbitro fischia un rigore per il Milan. Dal dischetto va Sheva che non si fa intimorire da Marchegiani e sigla il 3-3. Con il pareggio, tutti pensano che la partita rimanga in perfetto equilibrio ma non Sheva che al 68', imbeccato da Weah, sigla la rete del 3-4.
Qualunque altra squadra, avanti di due reti e rimontata di fronte al proprio pubblico, avrebbe mollato la presa. Non la Lazio di Eriksson che con Salas, pochi minuti dopo trova la rete del definitivo 4-4 mettendo fine ad una partita unica che rimarrà per sempre tra le più poetiche del nostro calcio.
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