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Il Milan abbandona il campo a Marsiglia

Il 20 marzo 1991 è sicuramente una delle pagine più buie della storia del Milan di Berlusconi. Lo scenario è il Vélodrome di Marsiglia dove i rossoneri giocano il ritorno dei quarti di finale di Coppa dei Campioni contro l’OM.

Dopo l'1-1 dell'andata a San Siro, il Milan si gioca la qualificazione in Francia ma le cose non si mettono bene per i rossoneri. Dopo un primo tempo in equilibrio, al 75' Chris Waddle supera Sebastiano Rossi portando in vantaggio i francesi. Passano i minuti e il Milan non riesce a pareggiare fino a quando accade qualcosa di incredibile. 

A 3' dalla fine un riflettore dello stadio si spegne. Nel trambusto l'arbitro rimanda le due squadre negli spogliatoi per aspettare i 20 minuti necessari a far ripartire i riflettori e concludere regolarmente la partita. Arrivati alla botola che conduce agli spogliatoi, situata dietro la porta del Marsiglia, giocatori e dirigenti delle due squadre la trovano chiusa. Iniziano così a volare spintoni, sputi ed insulti. Nel mentre i riflettori si riaccendono. Per l'arbitro si può tornare a giocare. Ma dalla tribuna è sceso in campo anche Adriano Galliani che ordina a tutti i giocatori del Milan di abbandonare definitivamente il terreno di gioco nelle speranza, come dirà alcuni anni più tardi, di una ripetizione della partita come avvenne nella nebbia di Belgrado l'anno prima.

Al contrario arrivano le sanzioni: sconfitta a tavolino per 3-0 e la squalifica di un anno del Milan da tutte le competizioni europee da parte dell'UEFA. 

Di fatto il buio calato sul Velodrome è soltanto il preludio al tramonto del Milan di Sacchi che, alcune settimane più tardi viene eliminato in semifinale di Coppa Italia dalla Roma e in campionato arriva seconda dietro la Sampdoria.

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