L'autogol di Andres Escobar
La Colombia di Usa ’94 è una squadra piena di talento. Valderrama, Rincón, Asprilla solo per citarne alcuni. E' la 'Generazione d'Oro'. Alla guida Francisco Maturana rivoluzionario del calcio colombiano ispirato dai concetti di Sacchi al Milan. Ed è proprio al Milan che doveva finire Andrés Escobar, altro talento di quella Nazionale.
García Marquez scrisse: "La vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda" e se nel calcio sono i gol vincenti ad essere ricordati, Andrés ha legato il suo nome ad un autogol, il piú fatale della storia. Puoi anche essere "El Caballero de la cancha" ovvero 'Il Gentiluomo del calcio' ma se ti trovi nel posto sbagliato nel momento sbagliato, non hai scampo.
22 giugno 1994, Colombia contro USA. Partita decisiva per i Cafeteros dopo la sconfitta all'esordio contro la Romania. Partita da dentro-fuori in un Mondiale dove la Colombia è la favorita alla vittoria finale. La gara non è come tutte le altre.
Nei giorni precedenti, nel ritiro colombiano accade qualcosa che destabilizza il gruppo. Arriva un fax: "Se gioca Gomez facciamo saltare la sua casa e quella di Maturana". La squadra va in campo avvolta dalla paura. Tra tutti, Andrés è il più turbato.
La conferma al 35’. L'americano Harkes crossa in mezzo, Escobar cerca in spaccata l'anticipo su Stewart ma la palla rimbalza sul piede e si insacca lenta nella porta sbagliata. Il difensore resta a lungo a terra con le mani sul viso. Di certo non immagina cosa gli succederà qualche giorno dopo, il 2 luglio 1994, quando all'uscita da una discoteca viene ucciso a colpi di mitra.
Andrés è il capro espiatorio di un ingente giro di scommesse clandestine dei cartelli della droga in Colombia che, dopo la morte di un altro Escobar (Pablo), sprofonda nella lotta per la supremazia, provocando nel Paese un'ondata di sangue e terrore.
Andrés Escobar, come pochi giorni prima al Rose Bowl di Pasadena, è ancora nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.