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La caduta del Pibe de Oro Maradona

Marzo per i tifosi napoletani non sarà mai un mese come tutti gli altri. Se proprio in questi giorni di marzo la squadra partenopea, per la prima volta in assoluto, ha raggiunto i quarti di finale della Champions League scrivendo una pagina gloriosa della sua storia, sempre a marzo e più precisamente il 17 marzo 1991, al termine della sfida di campionato contro il Bari, si registra una della pagine più burrascose della società partenopea. 

Diego Armando Maradona risulta positivo ad un controllo antidoping che lo porta, nel giro di pochi giorni, alla squalifica e alla separazione frenetica con squadra e città, dopo 7 anni caratterizzati da due scudetti, una Coppa UEFA, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana.

E' la fine della meravigliosa storia d’amore tra Napoli e il suo D10s. Un simbolo della napoletanità viene ammainato. 

Giorgio Perinetti, direttore sportivo del Napoli, ha il triste compito di comunicare a Maradona la rescissione immediata del contratto. Molti anni più tardi, lo storico Presidente Corrado Ferlaino svela che anche altre volte Maradona aveva assunto cocaina prima di una partita (come tanti altri giocatori di quel periodo) però il Pibe de Oro riusciva a bypassare i test nascondendo nel pantalone una provetta con l’urina di un compagno "pulito". Quella domenica, invece, l’escamotage non funziona. 

Il fatto costa caro a Maradona che, oltre alla rottura con la società partenopea, rimedia dalla FIFA una squalifica di un anno e mezzo. 

Negli anni a venire, il legame tra Maradona e il Napoli non si spezza. Diego se la prende sempre con Ferlaino, mai con i suoi tifosi, che riabbraccia nella primavera 2005 al San Paolo, quando Ciro Ferrara organizza la partita d'addio al calcio. Mentre di quella triste domenica di marzo restano soltanto foto in vendita su Ebay. 

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