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La notte che cambiò la carriera di Ronaldo

Nella carriera di alcuni calciatori c’è un “prima” e un “dopo”. Una linea di demarcazione. Una vittoria, una sconfitta, un trasferimento, un episodio che, una volta avvenuto, rendono diverso il giocatore. Una sorta di sliding doors.

Al di là del tifo, il 12 aprile 2000 allo stadio Olimpico di Roma rimane nella memoria di tutti. Luis Nazario de Lima, detto Ronaldo, rientra da un infortunio piuttosto grave: lacerazione parziale del tendine rotuleo. Un infortunio che lo ha costretto ad uno stop per 4 mesi.

Quella sera è in programma la finale di andata di Coppa Italia tra Lazio e Inter. Intorno al 15’ della ripresa, con i nerazzurri sotto 2-1, Lippi decide di mandare in campo Ronaldo. Al 21’, appena sei minuti dopo il suo ingresso, il Fenomeno punta Fernando Couto, prova il suo iconico doppio passo ma incredibilmente il ginocchio cede ancora.

Compagni e avversari si portano le mani in testa. Nello stadio cala il silenzio, Ronaldo urla dal dolore ed esce tra le lacrime. Nessuno dice niente perché non c’è bisogno di dire niente. Tutti hanno già capito. Le immagini di quel ginocchio fuori dal suo asse naturale fanno il giro del mondo: il ritorno in campo del calciatore più forte è durato appena sei minuti e nessuno sa ancora se potrà tornare a giocare a calcio.

La riabilitazione è lunghissima, Ronaldo ce la fa e riprende a giocare nel giugno 2001. Riesce a vincere il Mondiale del 2002 da protagonista e tornare al gol sia con l’Inter prima e il Real Madrid poi anche se, a distanza di molti anni, Ronaldo in un’intervista afferma che “il dolore è ancora tanto forte che non riesco ancora a guardare le immagini”

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