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"La pelota no se mancha", l'addio al calcio di Maradona

Il 10 novembre 2001 in una Bombonera completamente gremita, sono 50mila le persone presenti. Tra queste c’è anche un uomo arrivato addirittura dall’altra parte del mondo: “Sono di Salerno e ho fatto 18.000 chilometri” pur di non mancare al partidazo destinato a restare per sempre nella storia del calcio. No, non stiamo parlando del Superclàsico Boca-River ma di un match insolito ovvero tra Argentina e Resto del Mondo.

Il motivo? Diego Armando Maradona, al secolo El Pibe de Oro, ha deciso di appendere per sempre gli scarpini al chiodo.

Il momento è arrivato a 41 anni. Una partita senza nessuna posta in palio, solo affetto e ricordi. Un vero e proprio sentimento d’amore quello per Maradona, prima che per il calcio stesso.

La serata è una sorta di congedo più che un addio alla scena del calcio dalla quale non se ne andrà mai. Al Pibe de Oro viene attribuito un atto d’amore indescrivibile per un calciatore che, con la pelota, ha letteralmente incantato e stupito gli amanti del Fùtbol.

“Fate che quest’amore non possa mai finire. Fosse stato per me non avrei mai smesso di giocare. Il calcio resta la cosa più bella del mondo” dice Maradona emozionato al microfono al centro del campo nel suo discorso di addio.

Perché essere stato il più grande di tutti i tempi a Maradona non basta, lui sa che il calcio è dalla gente, è fatto di emozioni, di sacrificio, di sofferenze e di gioie ... “la pelota no se mancha” (la palla non si sporca).

E nonostante il tempo trascorso e la sua dipartita, Maradona rimane vivo nei cuori di tutti i suoi tifosi perchè: “Chi ama non dimentica” come recita un famoso motto dei tifosi napoletani.

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