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Nasce la favola di Arrigo Sacchi

Il 1 giugno 1986, allo Stadio Tardini, si gioca Parma-Sanremese. Non certo una partita di cartello per gli anni ottanta, ma a posteri possiamo tranquillamente etichettarla come l’inizio di un’epoca calcistica. Nemmeno chi è in campo, probabilmente, può prevedere un futuro così roseo per il Parma, appena retrocesso in Serie C.

In estate, il presidente ducale Ceresini, con il direttore sportivo Sogliano, affida la panchina a uno sconosciuto quarantenne di nome Arrigo Sacchi proveniente dal Rimini.

La stagione inizia alla grande. I Ducali subiscono una sola sconfitta in tutto il girone d’andata con solo 4 gol subiti nonostante un gioco ultra offensivo e con particolare attenzione alla fase di non possesso.

E si arriva al 1 giugno. All’ultima partita della stagione. Nel derby emiliano a distanza, il Parma ha un punto di vantaggio sul Piacenza. Un pareggio, nell’era dei due punti per vittoria, basta alla squadra di Sacchi per raggiungere la promozione in Serie B.

Contro una Sanremese già retrocessa, il risultato rimane in bilico fino alla fine del primo tempo quando Alessandro Melli, promosso quell’anno dalla Primavera, sblocca la partita. Qualche minuto più tardi ci pensa Marco Rossi a sugellare la vittoria dei Crociati e dare inizio alla festa promozione.

E’ il primo grande successo di Arrigo Sacchi. Un anno speciale nel quale si ebbe la sensazione di vedere da vicino un calcio talmente tanto innovativo da essere destinato a cambiare questo sport.

L’anno successivo, infatti, Sacchi con il suo Parma riesce a eliminare il Milan di Nils Liedholm in Coppa Italia. Silvio Berlusconi ne rimane talmente affascinato che l’anno successivo lo vuole a tutti i costi sulla panchina rossonera.

Nasce così in un anonimo Parma-Sanremese, la favola di Arrigo Sacchi: l’allenatore che di li a poco sarebbe diventato uno dei più grandi tecnici della storia del calcio mondiale.

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